David Cameron, fresco vincitore delle elezioni, entra a Downing Street con la moglie Samantha (foto LaPresse)

L'austerità ha vinto

Paola Peduzzi
Gli inglesi con il loro voto che premia i conservatori hanno preferito chi non li prendeva in giro. Perché da questa crisi si esce solo con i sacrifici

L’austerità permanente ha vinto le elezioni inglesi. Ed Balls, cancelliere dello Scacchiere ombra, ideologo economico del Labour, ha perso il suo seggio: via dalla mappa politica, assieme alle idee laburiste, e assieme ai circa 100 seggi che ci sono di distanza con i Tory. Le idee laburiste sono state sempre radicali, contro la diseguaglianza, contro i tagli, per la spesa e per le tasse (soprattutto ai ricchi), salvo accorgersi, a fine corsa, che forse un pochino di rigore nei conti serve, altrimenti sembri un pifferaio magico. Ma di fronte a una austerità annacquata e dettata da esigenze elettorali, gli inglesi hanno preferito quella autentica, quella degli ultimi cinque anni, quella che ha superato la piazza, le critiche internazionali, le risatine dei neokeynesiani, quella dei Tory che hanno sempre detto: non vi prenderemo in giro, da questa crisi si esce soltanto con dei sacrifici, quando ci saranno i risultati, li divideremo.

 

I risultati ci sono stati, il pil pro capite è cresciuto del 4,8 per cento in cinque anni, la disoccupazione è al 5,7 per cento, quando la crisi è cominciata era all’8, il 73 per cento della popolazione attiva ha un lavoro, e come ha detto George Osborne, cancelliere dello Scacchiere trionfatore di questa tornata elettorale, quando ha presentato l’ultimo budget della legislatura, “lo Yorkshire ha creato più posti di lavoro della Francia” tra il 2010 e il 2013. Il piano economico dei conservatori unisce i risparmi (25 miliardi di sterline entro il 2018) al taglio delle tasse alle imprese (l’aliquota è scesa dal 28 al 22 per cento) e ai ricchi (dal 50 al 45 per cento), compensando la riduzione del gettito con gli investimenti esteri, con la complicità della Banca d’Inghilterra. Restano alcune zone grigie che riguardano il salario minimo da innalzare e il tempo per raggiungere il pareggio, il rapporto deficit/pil continua a essere alto, nonché la riforma del sistema sanitario nazionale che è il grande incubo del paese ormai da tempo.

 

[**Video_box_2**]Ma su come organizzare le varie politiche, i Tory hanno a disposizione diverse modalità, all’interno di un modello che è quello, premiato, dell’austerità. Il mondo del business e della finanza ha ampiamente detto in questi mesi che una svolta nel percorso adottato sarebbe stato pericoloso, gli effetti positivi del rigore non si realizzano se a metà corsa cambi formula, e le turbolenze sul mercato nelle ore dell’incertezza hanno dimostrato l’esigenza di continuità. Che è soprattutto continuità politica, ora più forte che mai, visto che Cameron non ha più bisogno di molti partner per poter governare. Il Sun che celebra con i suoi toni sempre sguaiati questa vittoria, dice: ora rendici tutti ricchi, mi raccomando, tutti. Se si toglie l’etichetta di leader posh, Cameron è pronto per portare a termine la sua rivoluzione.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi