Yanis Varoufakis (foto LaPresse)

Yanis V. è uscito dall'Eurogruppo

Giuliano Ferrara
Secondo me l’avevamo azzeccata da subito, dall’inizio. Se Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze di Tsipras, è diventato lo scalpo da issare per evitare la rovina sui mercati, la faccenda sa di attrito culturale più che di politica ordinaria, è una questione di linguaggio.

Secondo me l’avevamo azzeccata da subito, dall’inizio. Se Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze di Tsipras, è diventato lo scalpo da issare per evitare la rovina sui mercati, la faccenda sa di attrito culturale più che di politica ordinaria, è una questione di linguaggio e in particolare di linguaggio del corpo. Quel sorriso, quell’atteggiamento da star, quel tratto sexy e noncurante doveva chimicamente reagire, una volta lanciato il guanto di sfida del governo di sinistra greco eletto per realizzare un programma solidale con i soldi degli altri, con l’assetto rigoroso, punitivo, puritano e intimamente protestante dei suoi interlocutori, a partire dal capo dell’eurogruppo, quel Jeroen Dijsselbloem che è il suo antiarchetipo, un riccioluto timido, impacciato, quasi un nerd in versione europea. In un clip fatale si vide Yanis che, al termine di una sessione ateniese dei negoziati subito dopo la vittoria di Syriza, mandava a quel paese il capo della troika, appunto Jeroen, con una spavalderia che non poteva non evocare tremenda vendetta.

 

Nel governo di Syriza abbondano capi di estrema sinistra, nei posti importanti del dicastero dell’Economia, del ministero dell’Interno, dell’Istruzione. E questi capi di formazione comunista o antagonista (Panagiotis Lafazanis, Nikos Voutsis, Aristides Baltas) ne hanno già fatte di tutti i colori, come raccontano sul Financial Times Kerin Hope e Tony Barber: chi ha bloccato le privatizzazioni e respinto investimenti stranieri, chi ha sbloccato le assunzioni nel settore pubblico, chi ha smantellato la riforma universitaria impostata dai governi conservatori sul criterio del merito. Altro che riforme. Altro che lettere della Bce. Ma l’ala ideologicamente intrattabile del governo Tsipras, i duri che fiancheggiano e condizionano un primo ministro in fama di totus politicus disposto al compromesso, sono vecchi del mestiere, politici sessantenni o giù di lì carichi di storia di partito, magari passati per anni in formazioni staliniste, e tuttavia gente a suo modo di rigore, di conseguenza, con il tratto dell’avversario che ti rispetta e che in fondo sei tenuto a rispettare.

 

Varoufakis no. Accademico protetto da quegli sciagurati liberal americani di gran nome che vogliono il fallimento dell’euro sulla scorta dei George Soros (e un po’ anche dei commentatori britannici alla Martin Wolf), nomade e blogger di successo imperdonabile nella rete mondiale dei pensatori “originali” e trasversali, una volta greco una volta australiano una volta texano, Yanis con i suoi chiodi e le sue motociclette, con le sue idee sul capitalismo come Minotauro che divora in sacrificio gli oggetti della sua concupiscenza, Yanis l’estroverso con la camicia fuori dai pantaloni, eccolo il personaggio da detestare, lo sfrontato giovanotto popolarissimo in un paese in cui il consenso va all’euro, senza di cui il valoroso popolo greco non può vivere, e insieme a questi tipacci divertenti che se ne proclamano custodi e mentori ma alla greca, dall’alto dei debiti e degli imbrogli di un’economia pazza. I duri vogliono la dracma e la gloria della sua svalutazione, si accordano con Putin per l’energia, respirano l’aria della sfida contro l’Europa dei capitalisti, mentre Varoufakis la sua sfida la porta per linee interne, e vuole non il distacco ma un’Unione a carte confuse, in cui le responsabilità toccano agli zelanti nordici e alla loro Banca centrale e i benefici agli irresponsabili dell’agorà e della Plaka, contro il cui magnifico panoramaYanis si fa fotografare con la sua bella moglie gallerista d’arte moderna mentre accenna a un brindisi e a una serata d’amore.

 

[**Video_box_2**]Alexis Tsipras ha promosso i pragmatici, gli uomini dell’inner circle, perché dove c’è politica non manca mai un cerchio magico, e ha ridotto le deleghe dell’intellettuale e libero pensatore Varoufakis mentre non tocca quelle dei duri del governo e del partito: e in questo c’è una logica ferrea, che i mercati hanno apprezzato incrementando la loro speranza in un compromesso. In politica puoi combattere ma non puoi “sfottere”, nel senso napoletano del termine, non puoi provocare e prenderti gioco dei Finanzminister in carrozzella e delle Cancelliere color pastello, a meno che tu non abbia la sovranità dei soldi tuoi per farlo. E non è il caso greco.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.