Il presidente turco, Recep Teyyp Erdogan (foto LaPresse)

Erdogan minaccia di cacciare 100 mila armeni dalla Turchia

Redazione
Continua la qurelle diplomatica tra Ankara e Vaticano. Il premier Davutoglu: "Il Papa si è unito al fronte del male contro di noi".

La polemica sul genocidio degli armeni coinvolge anche l'Europa, nuovo bersaglio di Recep Tayyp Erdogan. "Qualunque decisione prenda, mi entrerà da un orecchio e mi uscirà dall'altro", ha avvertito il presidente turco poco prima che il Parlamento europeo votasse su una risoluzione per commemorare il centenario dell'inizio del genocidio in Armenia.

 

Erdogan ha anche minacciato di cacciare gli oltre 100 mila armeni che risiedono in Turchia. "Li potremmo espellere anche se ancora non lo abbiamo fatto", ha detto in una dichiarazione ripresa dal giornale turco Hurriyet. Contro Papa Francesco è tornato a parlare anche il premier turco, Ahmet Davutoglu: "Non permetteremo che la nostra nazione sia insultata attraverso la storia", ha detto Davutoglu, "un fronte del male si sta formando davanti a noi, ora il Papa ha aderito a queste trame contro il partito (Akp) e contro la Turchia".

 

Intanto, nella sessione plenaria a Bruxelles, l'Europarlamento dovrebbe chiedere alla Turchia di "continuare nei suoi sforzi per il riconoscimento del genocidio armeno" e anche "l'apertura degli archivi per accettare il passato". Il testo sostiene che per l'Europa i turchi ottomani commisero "un genocidio" ai danni degli armeni anche se non pone il riconoscimento turco del genocidio armeno come una "pre-condizione" per l'adesione della Turchia all'Ue.

 

Anche gli Stati Uniti hanno sottolineato che il massacro di un milione e mezzo di armeni è "un fatto storico", ribadendo che il chiarimento di quel periodo è nell'interesse di tutti, "della Turchia, dell'Armenia e dell'America". "Le nazioni sono più forti e possono progredire riconoscendo e facendo i conti con elementi dolorosi del loro passato", ha detto la portavoce del dipartimento di stato, Marie Harf.

 

[**Video_box_2**]Nel frattempo, un gruppo di hacker turchi ha rivendicato l'attacco avvenuto nella notte tra lunedì e martedì al sito ufficiale della Santa Sede (www.vatican.va), messo fuori uso per alcune ore e tornato alla normalità martedì mattina. Il sito Techworm dice che la l’attacco è stato una rappresaglia non ufficiale da parte di Ankara alle parole del Papa. Il profilo Twitter @YouAnonGlobal2, che fa riferimento a una delle tante sigle dell'organizzazione Anonymous, ha pubblicato una rivendicazione e sul sito ha fatto una nuova minaccia: "Continueremo".

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