Il logo della Cia nell'androne della sede centrale di Langley, Virginia

Mike è il capo più spietato della Cia e un convertito all'islam

Daniele Raineri
Ha diretto la campagna di bombardamenti con i droni in Pakistan e la caccia a Bin Laden. Ma l’Agenzia si sta riorganizzando

Roma. Il Washington Post scrive che la Cia rimuove dal suo ruolo – per spostarlo non si sa dove – il misterioso direttore del suo Centro antiterrorismo, un americano convertito all’islam che dal 2006 è stato a capo di alcune campagne molto controverse. Una è quella aerea con i droni che ha individuato e ucciso migliaia di terroristi e anche civili nelle aree al confine tra Pakistan e Afghanistan. Un’altra è la caccia lenta al capo di al Qaida, Osama bin Laden, ucciso dalle forze speciali americane in una villa fortificata di Abbottabad in Pakistan nel maggio 2011.

 

Il nome dell’uomo è Mike, il cognome non si conosce perché il Washington Post ha acconsentito a una richiesta dell’Agenzia e non rivela l’identità, il nome in codice è “Roger”. Il giornale americano lo descrive come un personaggio scuro di carattere, vestito spesso di nero, spietato con i colleghi sul lavoro ma apprezzato per la sua conoscenza dei network terroristici e per la sua abilità nel dirigere quella che era diventata un’agenzia nell’Agenzia. Roger ha speso gran parte degli ultimi anni in Pakistan, un paese al centro delle operazioni antiterrorismo dell’America, e nel suo ufficio di Islamabad pregava secondo l’uso islamico. Ha contribuito a  trasformare i servizi segreti specializzati nel raccogliere informazioni in una forza paramilitare che interviene con raid e operazioni – una metamorfosi muscolare cominciata dopo l’11 settembre che un giornalista del New York Times, Mark Mazzetti, ha descritto bene in un libro recente: “Killing machine” (è il titolo dell’edizione italiana, l’originale è “The way of the knife”).

 

Roger ha chiesto l’autorizzazione ai cosiddetti “signature strikes”, vale a dire i bombardamenti fatti con i droni non contro obiettivi conosciuti e scelti, per esempio il terrorista X, ma contro bersagli “che si comportano come fossero un pericolo”, per esempio una jeep carica di uomini armati e senza nome vicino al luogo di un attacco. Questo cambiamento portò gli attacchi con i droni fatti dalla Cia al picco di 117 in un anno, nel 2010. Quando gli fu chiesto come stava andando, rispose: “Stiamo uccidendo quei figli di puttana più velocemente di quanto loro ne riescano a crescere di nuovi”. Nel film “Zero Dark Thirty”, che racconta la caccia della Cia a Bin Laden, il personaggio del “Lupo” è ispirato a Roger.

 

Sembra che adesso il direttore sia stato spostato dal suo incarico proprio a causa del suo approccio “killing centric”, che quindi predilige l’uccisione dei nemici. Sarà trasferito a un nuovo incarico e il suo posto sarà preso da un veterano delle operazioni Cia in Afghanistan – anche di lui si conosce soltanto il nome: Chris.

 

Da tempo il direttore John Brennan vuole mettere un argine alla militarizzazione della Cia e già l’anno scorso i giornali americani avevano discusso la possibilità che la campagna aerea dei droni fosse tolta alla Cia e fosse affidata al Pentagono – cosa che è già accaduta per quanto riguarda le operazioni in Somalia, dove in via sperimentale sono i droni del Jsoc (il comando delle forze speciali americane) a volare.

 

[**Video_box_2**]Un ex funzionario dell’intelligence dice al Washington Post che il presidente Obama e il direttore Brennan “stanno tentando di legare le mani” al centro antiterrorismo e alla sua guerra clandestina – “ma in tempi come questi, mentre il nemico diventa sempre più forte, come si fa a fare retromarcia”.

 

L’annuncio, nota il giornale americano, è stato piuttosto poco cerimonioso. Brennan sta riorganizzando la divisione dei reparti dentro la Cia e nel nuovo organigramma distribuito in giro Roger non c’è.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)