Un tratto del muro tra Israele e Giordania

Un fence con la Giordania?

“Murare” tutto Israele. Tsahal vuole fortificare anche l'ultimo confine

Giulio Meotti
Era il 1994 quando i dirigenti di Israele e Giordania inaugurarono un valico fra i due paesi nel punto in cui c’era un campo minato. Lì Rabin e Hussein celebrarono la pace. Ma oggi a minacciare il regno hashemita c’è il califfato dell’Is. Non è Bibi, è il medio oriente

Roma. Era il 1994 quando i dirigenti di Israele e Giordania inaugurarono un valico fra i due paesi nel punto in cui c’era un campo minato. Yitzhak Rabin, commosso, disse: “Le mura dell’odio crollano davanti ai nostri occhi”. Mentre il principe hashemita Ibn Tallal citava dalla Bibbia: “Trasformeremo questa vallata di tribolazioni in un cancello di speranza”. Ventuno anni dopo, Israele vuole tirare su un muro proprio in quel confine giordano, l’unico rimasto senza fortificazioni, il più pacifico. Almeno finora. L’annuncio arriva il giorno in cui Israele va a elezioni. A chiedere la barriera con la Giordania, dopo anni di discussioni, è l’esercito: “Abbiamo chiesto la costruzione di una barriera di sicurezza sul confine giordano”, ha detto il portavoce di Tsahal. Il fence sorgerà a protezione del nuovo aeroporto di Timna, che Israele sta costruendo a duecento metri dal confine giordano. Il “muro” è stato già approvato dal comandante del settore meridionale, Sami Turgeman. La barriera dovrà respingere le infiltrazioni jihadiste dalla Giordania. Più in là, infatti, c’è lo Stato islamico.

 

Israele è stato costruito con la strategia delle “torri” dei pionieri, sorte di notte, in spregio agli inglesi. Ma dopo il 1948 le fortificazioni sono diventate obsolete. “La strategia militare era: ‘Non staremo seduti dietro ai muri aspettando che ci attacchino, attaccheremo noi’”, ha scritto lo storico Tom Segev. “Adesso siamo tornati alla torre e al muro”. L’idea di fortificare i confini dello stato ebraico, compreso quello giordano, è di Benjamin Netanyahu e risale addirittura al 1994, quando l’allora premier Yitzhak Rabin, impegnato a celebrare la pace su quel confine, la definì “uno scherzo”. E’ una dottrina pessimista: il medio oriente crolla, Israele deve munirsi di un suo Vallo di Adriano, la cortina di pietra che protesse la Britannia romana dai barbari della Scozia. Israele ha già completato la barriera di 240 chilometri al confine con l’Egitto, una immensa frontiera di sabbia impossibile da controllare e dominio dei jihadisti. Israele ha concluso la barriera nel Golan, iniziata dopo lo scoppio della guerra civile in Siria. Gerusalemme sta concludendo poi la barriera di sicurezza in Cisgiordania.

 

Per dirla con uno dei padri fondatori di Israele, Yigal Allon, “nessun paese moderno può circondarsi di mura”. E’ vero, ma soltanto Israele fra i paesi moderni è strangolato da gruppi e stati pronti a far saltare in aria i suoi civili. E’ l’“Israel Fortress”. Per molti, invece, è una Fata Morgana. Una illusione.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.