Il funerale della giornalista di al Jazeera Shireen Abu Akleh (Ansa) 

Editoriali

Israele ai piedi del vulcano

Redazione

Un soldato ucciso a Jenin e scontri violenti al funerale della reporter di al Jazeera

La morte della giornalista di al Jazeera, Shireen Abu Akleh, è una tragedia e incolpare aprioristicamente Israele servirà solo a fomentare altri attentati e altro sangue. Una giornalista di alto profilo giace morta in una strada dove c’è stato un furibondo scontro a fuoco: secondo i palestinesi l’ha uccisa Israele. E lo ha fatto intenzionalmente. Ma il tempo dello scontro in medio oriente corre più velocemente di quello delle inchieste serie e indipendenti (per quella congiunta con i palestinesi per ora non ci sono spazi). Un ufficiale di polizia israeliano è morto per le ferite riportate durante feroci scontri a fuoco tra truppe israeliane e uomini armati palestinesi nel nord della Cisgiordania, al campo profughi di Jenin, dove si trovava anche Shireen Abu Akleh per documentare uno scontro a fuoco fra israeliani e palestinesi ed è stata uccisa. 

 

Non è ancora chiaro chi abbia sparato alla giornalista. Il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha accusato Israele di averla “giustiziata”. Funzionari israeliani hanno dichiarato che è troppo presto per determinare chi ha sparato il proiettile che l’ha uccisa. Anche gli Stati Uniti chiedono un’inchiesta: era cittadina americana. Intanto da Gerusalemme arrivano immagini durissime dal funerale della giornalista. Le violenze sono scoppiate alla processione funebre. Centinaia di partecipanti hanno protestato con violenza, lanciando sassi contro gli agenti. Fonti palestinesi affermano, invece, che la polizia israeliana ha lanciato granate stordenti. Immagini diffuse da al Jazeera mostrano gli scontri fra i soldati e la folla, con la bara portata a spalla che a un certo punto rischia di cadere a terra. Israele deve avere i nervi saldi. Vive come Plinio il Vecchio nel 79 alle pendici del Vesuvio. Basta niente e tutto prende fuoco.

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