Foto: Ansa/ Mourad Balti Touati

Editoriali

Ci siamo dimenticati della pandemia

Redazione

Tutte le attenzioni sono rivolte in Ucraina ma nel frattempo i contagi aumentano: serve rilanciare la campagna vaccinale ormai ferma

Mentre la preoccupazione di tutti e l’attenzione dei media si concentrano sulla guerra in Ucraina, com’è peraltro naturale, non ci si occupa quasi più della pandemia, come se fosse ormai un problema del passato. Purtroppo non è affatto così: i casi hanno ricominciato a salire, sfiorano di nuovo i 60 mila al giorno, con un incremento di quasi il 30 per cento dalla settimana precedente. Non è chiaro da che cosa dipenda questo fenomeno, ma certamente il rilassamento della campagna vaccinale può avere il suo peso.

Non pare che le autorità si preoccupino di questo: il generale Figliuolo è stato incaricato di occuparsi della gestione dell’immigrazione dall’Ucraina, ci si aspetta per la fine del mese la conclusione della fase di emergenza con una riduzione delle restrizioni e un abbandono delle cautele. Un adagio popolare dice che chiodo scaccia chiodo, cioè che l’affacciarsi di una nuova e grave situazione critica ridimensiona quella precedente. E’ così senz’altro nella percezione generale, ma i dati ci danno purtroppo un segnale diverso. I chiodi sono due e sarebbe bene preoccuparsi per ciò che può accadere in autunno, quando non solo ci sarà un problema per il riscaldamento ma anche il rischio di una ripresa della pandemia. Proprio per questo sarebbe bene che dalle autorità venisse un monito, che i media riprendessero a dare rilievo ai dati sull’andamento del contagio, in modo da stimolare una ripresa delle vaccinazioni e un’attenzione permanente alle cautele necessarie.

C’è già chi ci racconta, magari per una nemmeno troppo occulta simpatia per la Russia, che sarà l’immigrazione dell’Ucraina a far riprendere i contagi. I casi hanno cominciato a cresce prima dell’accoglienza degli esuli, quindi queste insinuazioni non hanno un fondamento, ma in ogni caso servirebbe una maggiore attenzione anche al flagello “vecchio” che non viene affatto cancellato da quello nuovo.

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