I diritti speciali di prelievo e l'occasione persa dalla Meloni

Luciano Capone

Non ha alcun senso per l'Italia spendere i Dsp del Fmi. Come spiega la direttrice operativa Kristalina Georgieva, la mega emissione da 650 miliardi di dollari serve per aiutare i paesi più poveri. Se anziché la linea Georgieva (Fmi) seguisse la linea Giorgia (Meloni), l’Italia che presiede il G20 dovrebbe chiedere di essere trattata come uno stato subsahariano. Non perderemmo un'occasione, ma la faccia

Lo scorso 10 agosto, in una lettera al Corriere dal titolo "I diritti speciali di prelievo e l'occasione persa dall'Italia", Giorgia Meloni si intestava l’emissione da parte del Fmi di 650 miliardi di dollari di Diritti speciali di prelievo (Dsp), la più imponente della storia del fondo, per fronteggiare la crisi globale scatenata dal Covid. E’ “una soddisfazione”, dice Meloni, perché “proprio di questa ipotesi” aveva scritto l’anno scorso, sempre sul Corriere. La proposta della leader di Fdi era di usare la quota di Dsp che spettano all’Italia – 20 miliardi, pari al 3 per cento delle quote del Fmi – al posto del Recovery europeo per non essere “alla mercé dell’asse franco-tedesco”. I Dsp sono un asset di riserva che è possibile convertire, secondo accordi nel Fmi, in valuta forte (dollari, euro, etc.) e  in sostanza servono  ai paesi in forte crisi  valutaria per pagare le importazioni.

 

In uno scambio con la Meloni (Il Foglio, 28 maggio e 30 maggio 2020) scrivevamo che la sua proposta presentava due  problemi: il primo era il suo sostegno a Donald Trump, che poneva il veto all’emissione di Dsp; il secondo, più sostanziale, era che nel Fmi l’emissione aveva lo scopo di aiutare i paesi più poveri che hanno banche centrali poco credibili, riserve scarse e difficoltà a finanziarsi sui mercati. Il primo ostacolo è stato superato con la vittoria di Joe Biden, ma l’altro è tutt’ora insormontabile: “Non solo non conviene, ma non ha alcun senso per l’Italia usare i Dsp per finanziare la spesa –  dice al Foglio Domenico Fanizza, direttore esecutivo per l’Italia del Fmi – Il miglior uso è prestarli ai paesi che ne hanno bisogno”.

 

Quale sia il senso di questa mega emissione lo ha spiegato ieri, in un intervento sul Financial Times, la direttrice operativa del Fmi Kristalina Georgieva. “Gli Special drawing rights (ovvero i Dsp, ndr) possono aiutare i paesi con riserve deboli a ridurre la loro dipendenza dal debito più costoso interno o estero”. E pertanto, aggiunge, la managing director del Fmi “è fondamentale che questi Dsp... vadano verso i paesi più bisognosi”. Come si può notare, la preoccupazione dell’istituzione di Washington e dei paesi membri che hanno autorizzato la nuova emissione di diritti speciali, è la drammatica situazione sanitaria ed economica in cui sono precipitati, e in cui rischiano di sprofondare, le economie più fragili del pianeta. 

 

Il problema è che l’allocazione dei Dsp avviene in proporzione alle quote di partecipazione al capitale del Fmi detenute da ogni paese, e quindi ripropone le disparità economiche esistenti: pertanto dei nuovi 650 miliardi di dollari, circa 275 verranno distribuiti tra i paesi emergenti e in via di sviluppo, mentre i paesi a basso reddito riceveranno appena 21 miliardi di dollari. Per questo motivo, la mega emissione di Dsp è stata effettuata solo sulla base di un accordo implicito: che i paesi ricchi, in maniera volontaria, metteranno i nuovi Dsp a disposizione dei paesi poveri per consentire la lotta al virus, stabilizzare l’economia e dare impulso alla campagna vaccinale. “Il Fmi – scrive la Georgieva – sta incoraggiando la canalizzazione volontaria di Dsp da paesi con forti posizioni sull’estero verso le nazioni più povere e vulnerabili”. Allo scopo si pensa di potenziare l’attuale Poverty Reduction and Growth Trust del Fmi o di creazione un nuovo “Fondo per la resilienza”. 

 

Naturalmente L’Italia, che tra l’altro quest’anno presiede il G20, fa parte parte delle economie ricche ed è stata, insieme a Francia e Regno Unito, tra i paesi che più si sono impegnati per questa emissione. Se anziché la linea Georgieva (Fmi) seguisse la linea Giorgia (Meloni), l’Italia dovrebbe chiedere di essere trattata come uno stato subsahariano. Davvero non si comprende quale sia in questo caso “l’occasione perduta” del paese, perché ciò che l’Italia perderebbe sarebbe solo la faccia.
 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali