L’atleta giapponese Miu Goto, con il sindaco di Nagoya, Takashi Kawamura, che ha morso la sua medaglia (LaPresse) 

Editoriali

La seconda vita delle medaglie

Redazione

C’è chi le dona, chi le morde, chi le ripudia. Una domanda per gli inglesi

La velocista bielorussa Krystyna Timanovskaya ha deciso di mettere all’asta una delle sue medaglie per aiutare altri atleti “che hanno bisogno di supporto o di qualsiasi tipo di aiuto e il denaro andrà alla Fondazione di solidarietà sportiva bielorussa”. L’atleta adesso si trova in Polonia dove, ottenendo un visto umanitario, si è rifugiata dal regime di Minsk. Timanovskaya durante i Giochi di Tokyo aveva contestato la decisione dei suoi allenatori di iscriverla a una gara per la quale non era allenata e le è stato ordinato di tornare in Bielorussia, dove da un anno il dittatore Lukashenka reprime chiunque lo contesti, anche gli sportivi. Per questo Timanovskaya ha deciso che la sua medaglia servirà ad aiutare i suoi colleghi, che fuggono dal regime o  che lo affrontano, e il mondo dello sport che in Bielorussia, come ogni altro settore, viene represso dalla dittatura. Le medaglie hanno spesso una seconda vita, che comincia nel momento in cui si scende dal podio.

 

L’atleta giapponese Miu Goto, giocatrice di softball, ha vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi e quando è tornata nella sua città, Nagoya, è stata ricevuta dal sindaco Takashi Kawamura, che le ha chiesto se poteva tenere in mano la medaglia. Il sindaco però non si è limitato a posare per una foto con il trofeo, non ha resistito e l’ha morsa. L’ondata di indignazione in Giappone è stata fortissima: non si morde la medaglia altrui, poi in tempi di pandemia è un’eresia. Miu Goto ha chiesto un risarcimento, il Comitato olimpico gliene manderà un’altra, ma dovrà essere il sindaco Takashi Kawamura, che si è scusato pubblicamente, ad assumersene le spese. Le medaglie diventano simboli, racconti e c’è chi invece, una volta vinte, le dimentica. Come forse avranno fatto i calciatori inglesi con quelle ricevute agli Europei, tolte dal collo con tanta furia, quasi bruciassero.

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