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Editoriali

Liz Cheney estromessa dalla leadership repubblicana

Redazione

Cannibalismo trumpiano. L’anima del Partito repubblicano è dell’ex presidente

Non si può contraddire né criticare Donald Trump, tantomeno si può lavorare perché il Partito repubblicano americano prenda le distanze da lui e si costruisca, ricostruisca una propria identità. Questo è il messaggio che i trumpiani hanno voluto ribadire estromettendo Liz Cheney dalla loro leadership al Congresso: la deputata del Wyoming era la numero tre del partito di minoranza alla Camera, ma ha osato dire che l’insistenza ostile di Trump nel ripetere che Joe Biden ha rubato le elezioni – “L’elezione presidenziale fraudolenta del 2020 sarà, da oggi in poi, conosciuta come THE BIG LIE”, ha detto Trump lanciando lo slogan ora prevalente della grande bugia – è “veleno dentro il sistema circolatorio della democrazia” americana.

 

Per la Cheney il pericolo non riguarda soltanto il suo partito, ma tutto il paese. Ma il suo partito, che lei come molti altri pensava pronto a liberarsi dal complottismo trumpiano, quello che ha portato sotto gli occhi di tutti il veleno antidemocratico con l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio – il Partito repubblicano ha epurato lei e con lei tutti i cosiddetti normalizzatori. La Cheney, che sapeva di essere prossima all’espulsione, non ha intenzione di starsene in un angolo a subire: “Rimanere in silenzio e ignorare la menzogna rafforza il mentitore”, ha detto e ha in programma di ripeterlo in tv, in webinar, in tutti gli incontri possibili. Ne va dell’anima del partito.

 

Ma l’anima del partito è con Trump. L’ex presidente è considerato indispensabile per le elezioni di metà mandato e le selezioni sono fatte con l’anima trumpiana che in tutte le rilevazioni è quella prevalente nell’elettorato, spinto e inacidito dalla “big lie”. Secondo alcune fonti un centinaio di repubblicani presenterà una lettera alla leadership del partito dicendo che se non si prendono le distanze da Trump e non si condanneranno i fatti del 6 gennaio, loro sono pronti ad andarsene. Che è quello che vuole Trump: non farsi un partito lui, semmai farlo fare agli altri.

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