Editoriali

Torna di moda il sovranismo. Ah sì?

Redazione

Galli della Loggia annuncia la fine della globalizzazione. Notizia esagerata

La globalizzazione, come il liberismo, ha i giorni contati. E’ in una crisi irreversibile, ormai al capolinea. A svelare tutti i limiti e i difetti di questo sistema insostenibile è stata la pandemia. Ma i problemi erano tutti preesistenti. L’analisi di Ernesto Galli della Loggia, espressa in un editoriale sul Corriere della Sera dal titolo “La nuova e inattesa sovranità, così torna lo stato nazionale”, è simile a quella di molti intellettuali no global di sinistra. Solo che lui fornisce una soluzione di destra, diremmo “sovranista”: “Oggi più che mai appare necessario riformulare per gli anni che abbiamo davanti un ruolo attivo e propulsivo a tutto campo dello Stato nazionale e della sua volontà politica”. Cosa significhi in concreto questo non è ben chiaro, ma la direzione indicata è un recupero di sovranità che è stata in passato ceduta verso il basso (le regioni) e verso l’alto (l’Unione europea).

 

Tutta questa costruzione si basa però sull’annuncio della morte della globalizzazione, che forse è un po’ prematuro. Da un lato, perché abbiamo scoperto che tante soluzioni sono global (si pensi alla supply chain dei vaccini) e tanti problemi derivano proprio dalla chiusura (si pensi ai danni prodotti dal protezionismo). Ma dall’altro perché il commercio internazionale ha certamente subìto una battuta d’arresto a causa della pandemia, ma ormai sta già tornando ai massimi storici: la globalizzazione sarà diversa, ma difficilmente sarà morta. Inoltre Galli della Loggia descrive questo intreccio economico come un gioco a somma zero, in cui la crescita dei paesi emergenti avviene a scapito di quella di altri. Questo teoricamente giustificherebbe protezionismo e autarchia, ma non è così. La parte più competitiva e innovativa dell’economia italiana è intrecciata nelle catene globali del valore e vive di export. Tornare indietro, tirarsi fuori, sarebbe un disastro. Saremmo forse più “sovrani”, ma di sicuro più poveri.

 

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