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Giustizia lenta

Lo schiaffo dell'Antitrust a Google è un colpo al mercato e ai consumatori

Carlo Alberto Carnevale Maffè

L’intervento dell’autorità, in un contesto tecnologico così dinamico come quello in cui si muove l'azienda statunitense, potrebbe arrivare troppo tardi, se non addirittura avere effetti distorsivi che danneggiano l’innovazione e gli investimenti più di quanto possano avere l’effetto di proteggere gli interessi

Le autorità di regolazione dei mercati, specie nei settori ad alta tecnologia, combattono sempre battaglie giuste. Peccato che siano talvolta “battaglie della penultima guerra”, perché nel frattempo il conflitto competitivo in corso sul mercato rilevante si è già spostato, a causa della rapida evoluzione della tecnologia e/o delle preferenze degli utilizzatori, su un altro terreno di scontro. Questo rischia di essere il caso del procedimento aperto dal Dipartimento della Giustizia Usa contro Google con l’intento più o meno dichiarato di arrivare a una separazione forzosa di alcune delle su business unit, basato sul sospetto che la concorrenza venga distorta da possibili abusi di posizione dominante o da sussidi incrociati che possono spiazzare potenziali concorrenti. L’intervento dell’autorità, in un contesto tecnologico così dinamico come quello in cui si muove Google, potrebbe arrivare troppo tardi, se non addirittura avere effetti distorsivi che danneggiano l’innovazione e gli investimenti più di quanto possano avere l’effetto di proteggere gli interessi (precedenti, e spesso già superati) degli utenti. La lentezza e la complessità procedurale delle azioni antitrust si scontra con la velocità con cui il settore tecnologico cambia terreno competitivo, rendendo gli interventi normativi spesso inefficaci o superati al momento dell’applicazione di eventuali sanzioni.

Nel caso di Google, l’azienda si trova a dover affrontare procedimenti legali che potrebbero condurre a una sua frammentazione, mentre nel frattempo sta perdendo quote di mercato a favore di nuovi concorrenti come ChatGPT, TikTok e altre piattaforme innovative. Mentre il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti suggerisce che la soluzione per limitare la supremazia di Google sia la sua suddivisione in entità più piccole, il processo legale è destinato a prolungarsi, con il rischio che, quando sarà finalizzato, la competizione si sia già spostata su altre tecnologie e modelli di business.

Il problema principale risiede nella mancanza di agilità – e talvolta di adeguata e aggiornata preparazione tecnologica ed economica – delle istituzioni regolatorie. Google, infatti, si trova sotto pressione non solo per l’azione legale, ma anche per la concorrenza diretta che emerge da player come OpenAI, supportati da ingenti investimenti privati. Mentre Google sta lottando per mantenere la propria posizione di leadership nell’intelligenza artificiale, con costi sempre più alti, altre aziende come xAI di Elon Musk stanno attirando finanziamenti significativi, rendendo più difficile per Google mantenere il suo vantaggio competitivo.

Un altro aspetto da considerare è che l’azione antitrust non si limita al mercato dei motori di ricerca. Le autorità di regolamentazione stanno esplorando anche l’impatto di Google su altri segmenti come i servizi di pagamento nelle app, mentre i concorrenti sfruttano il contesto per erodere la sua quota di mercato in altri settori emergenti. Questo scenario richiama le vicende che negli anni scorsi hanno coinvolto Microsoft, la quale, pur avendo evitato la frammentazione, ha perso terreno strategico durante le lunghe battaglie legali, in particolare nel settore dei sistemi operativi mobili, dove Google è riuscita a imporsi anche grazie alla distrazione imposta al concorrente a causa della causa antitrust.

La lentezza del sistema legale, la difficoltà a fondare l’argomento antitrust su robuste argomentazioni ingegneristiche ed economiche, aggiunte alla natura dinamica del settore tecnologico, fanno sì che, al momento in cui le sanzioni vengono imposte, il panorama competitivo sia già cambiato radicalmente, e i regolatori rischiano di indebolire le aziende che cercano di innovare in nuovi mercati, piuttosto che proteggere i consumatori o promuovere una reale competizione. Come sempre in questo mercato così veloce e tumultuoso, il fattore tempo risulta cruciale: se si vuole garantire una corretta tutela del mercato e della concorrenza anche nei settori ad alta tecnologia, invece che finire per ridursi a spezzettarli in settori a media tecnologia, forse il primo intervento da fare è proprio sulle procedure legali e antitrust, per renderle più rapide ed efficaci. La giustizia deve essere uguale per tutti, ma per qualcuno deve essere decisamente più veloce.

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