Il primo ministro croato Andrej Plenkovic e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (ANSA)

Editoriali

Lo storico ingresso della Croazia nell'Eurozona è un segno di speranza

Redazione

Si conclude il lungo processo che ha portato Zagabria ad aderire all'euro. Un segnale della solidità della moneta unica di cui solo qualche anno fa si temeva la tenuta

Dal 1° gennaio 2023, la Croazia è diventata il ventesimo paese membro dell’Eurozona. Si tratta della conclusione di un processo lungo, partito con una richiesta di adesione nell’autunno del 2017, che sarebbe dovuto durare 7-8 anni e che invece si è chiuso in anticipo, quando lo scorso 12 luglio il Consiglio dell’Unione europea ha approvato l’ingresso di Zagabria e fissato il tasso di conversione con la kuna croata. Come detto, la Croazia ha dovuto affrontare un lungo percorso di riforme per rispettare i criteri di convergenza: la stabilità dei prezzi, la situazione delle finanze pubbliche, il tasso di cambio, i tassi di interesse a lungo termine, la compatibilità della legislazione e altri fattori rilevanti come l’integrazione del mercato del lavoro e dei beni. La Croazia entrerà, contemporaneamente, anche nel Mes senza alcun tipo di problema nel ratificare sia il trattato istitutivo sia la riforma e, probabilmente, su questo fronte l’ultimo arrivato farà prima di un paese fondatore come l’Italia.

L’ingresso della Croazia è un’ottima notizia a dimostrazione della solidità dell’euro, se solo si pensa che negli anni passati si temeva una rottura dell’Eurozona per via della crisi del debito e, successivamente, l’uscita di singoli paesi come  Grecia,  Francia o Italia per l’affermazione di movimenti politici anti euro (Syriza, Front national, Lega e M5s). E invece l’Eurotower non solo non ha perso pezzi, ma si è allargata e ora passa da 19 a 20 inquilini. L’adesione all’euro della Croazia ha anche un grande valore storico, se si considera che fino a meno di 30 anni fa il paese era coinvolto nelle guerre dei Balcani. In vent’anni tutto è cambiato: nel 2003 Zagabria ha chiesto di entrare nell’Unione europea; dieci anni dopo, nel 2013, è diventata membro dell’Ue; e dopo altri dieci anni, dal 1° gennaio 2023, è entrata nell’Eurozona. Il secondo paese dell’ex Jugoslavia dopo la Slovenia. La parabola della Croazia è un segnale di speranza anche per l’Ucraina e di ottimismo  per un’Europa pacifica, democratica e integrata.

Di più su questi argomenti: