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Anche Ticketmaster è finito nella catastrofe dei servizi. Ecco cosa è successo

Stefano Pistolini

Una straordinaria quantità di richieste si sono riversate sui siti del marchio che domina la prevendita di biglietti online non appena annunciata la vendita dei tagliandi per l’attesissima tournée di Taylor Swif. Un enorme bug minaccia di mettere a repentaglio l’intero sistema

Forti turbolenze agitano l’universo della musica dal vivo. Dopo il disastro-Covid e il totale blocco delle attività, la ripartenza ha assistito a fenomeni inattesi, come la straordinaria richiesta di partecipazione di un pubblico che sembrava disamorato e, nel contempo, il violento lievitare dei prezzi dei biglietti per i concerti. Partecipare a un evento pop è ormai un investimento su cui riflettere. Per di più, nell’interstizio tra i due fenomeni si colloca un’area critica da tempo sotto accusa: le speculazioni sulle prevendite dei biglietti.

 

In Italia da anni si denuncia la piaga del bagarinaggio, del secondary ticketing e dei ricarichi imposti a chi voglia assicurarsi in anticipo un posto al concerto del proprio idolo. Ma in America le cose non vanno meglio, come raccontano le tempestose cronache di queste ore sul disastro in cui è precipitata la prevendita del tour “Eras” di Taylor Swift, oggi artista numero uno oltreoceano, titolare di un nuovo album, “Midnights,” che ha sbriciolato tutti i record. Perciò 52 date annunciate, in tutti gli stadi d’America, ticket da 49 a 499 dollari, con punte fino a 900 per le aree vip. Due milioni e mezzo di biglietti messi in vendita per un business, prima dell’indotto e del merchadising, tra i 3 e i 4 miliardi di dollari.

 

Qui entra in gioco chi oggi governa negli States (e in buona parte del mondo) l’affare della musica dal vivo, l’unico significativo nel settore, all’indomani dello strapotere delle piattaforme streaming. Dal 2010 si è creato un semi-monopolio: la Live Nation, sigla che gestisce l’attività di 450 artisti tra cui quasi tutti i pesi massimi del mercato, nel 2010 ha infatti incorporato Ticketmaster, il marchio che domina la prevendita di biglietti online, dando vita al colosso Live Nation Entertainment (Lne). Una mossa che a suo tempo attirò le attenzioni dell’antitrust americana, perché in questo modo Live Nation assumeva il potere di discriminare qualsiasi locale o venue che non accettasse i servigi del proprio sistema di sbigliettamento. Il dipartimento di Giustizia comunque ha approvato la fusione, a dispetto dell’opposizione dell’industria musicale, raggiungendo con Lne un accordo che le proibiva di condizionare i gestori delle sedi dei concerti – pena l’accesso ai propri grandi tour – nel caso questi scegliessero di utilizzare servizi di prevendita diversi da Ticketmaster. Nel 2019, ultimo anno di attività pre Covid, Live Nation ha organizzato 40 mila eventi in tutto il mondo, vendendo 485 milioni di biglietti tramite Ticketmaster. E l’accordo di cui sopra è scaduto nel 2020, ma già nel 2019 il dipartimento di Giustizia appurava violazioni da parte di Live Nation e imponeva una regolamentazione antitrust per ulteriori cinque anni (fino al 2025) e precisando ulteriormente i margini operativi dell’organizzazione in sede di contrattazione. 

   
Adesso però un enorme bug minaccia mettere a repentaglio l’intera questione. Com’era prevedibile, una straordinaria quantità di richieste si sono riversate sui siti Ticketmaster non appena annunciata la vendita dei tagliandi per l’attesissima tournée di Taylor, beniamina nazionale che mette d’accordo grandi e piccini. Il metodo di vendita, nel tentativo di scoraggiare l’accaparramento dei biglietti da parte degli speculatori, prevedeva una preregistrazione personalizzata, a cui hanno aderito 3,5 milioni di speranzosi acquirenti. Nonostante questo, al momento della messa in vendita dei biglietti, ha prevalso il caos. Interminabili file digitali, fan che hanno speso notti davanti ai monitor, 2 milioni di biglietti faticosamente aggiudicati, fino al crash che ne ha lasciati a bocca asciutta almeno altrettanti. 

  
Ticketmaster ha provato a giustificarsi parlando di richieste senza precedenti, numeri stratosferici, miliardi di account che premevano per comprare, la maggior parte dei quali robot manovrati dai bagarini. Finché non si è bloccato tutto. Adesso la stessa organizzazione ammette di non sapere quantificare il numero di tagliandi ancora disponibili e ha annullato tutte le future sessioni di vendita, in attesa di chiarezza. La Swift, che quando parla sembra un oracolo postmoderno, allora è sbottata, ovviamente su Instagram, forte del fatto di essere una delle poche artiste a servirsi di un management diverso da Live Nation: “Avevamo ripetutamente chiesto a Ticketmaster se fosse in grado di gestire la situazione, ricevendo assicurazioni in tal senso. Sono entusiasta che milioni di persone abbiano ottenuto i loro biglietti, ma mi fa incacchiare che tanti abbiano passato una via crucis per riuscirci.  E a coloro che non li hanno trovati, prometto nuove opportunità per stare insieme a cantare le mie canzoni”.

 

Nel frattempo i biglietti dei suoi concerti sono comparsi in vendita su siti di bagarinaggio tipo StubHub, attorno ai 22 mila dollari. La cosa non è passata sotto silenzio. La senatrice Amy Klobuchar, che presiede la sottocommissione del Senato sull’Antitrust, ha scritto a Michael Rapino, ceo di Live Nation, esprimendo la preoccupazione “che Ticketmaster continui ad abusare delle proprie posizioni di mercato”, rimarcando che “lei a suo tempo si disse fiducioso di poter rispettare gli accordi. Una fiducia mal riposta, direi”. Anche Alexandria Ocasio-Cortez è scesa in campo, twittando che la fusione Live Nation-Ticketmaster “non avrebbe mai dovuto essere approvata dall’Antitrust”. Infine è spuntato il presidente Biden, garante supremo, affermando che la sua amministrazione perseguirà “tutte le tasse spazzatura, a cominciare dai ricarichi ingiustificati sulla vendita dei biglietti per i concerti”.

 

Le cose cambieranno? Difficile. La questione prevendite da decenni non trova soluzione e l’avvento del web ha complicato le cose. Su tutto poi prevale la voglia di esserci, anche a caro prezzo, dei fan. Quanto ai gestori dell’affare, la priorità è accontentare la clientela – i politici si terranno a bada con qualche cospicuo finanziamento. Dunque che la Swift moltiplichi i concerti, guadagni altri miliardi e si lanci in un neverending tour. L’aspettano a milioni: il mio regno per un biglietto di Taylor. Meglio due, per sognare a occhi aperti con la fidanzata d’America.

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