Il suggerimento

“L'unità sindacale va tutelata”. Parola di Sergio Cofferati

Gianluca De Rosa

L'ex segretario generale della Cgil, oggi esponente di Sinistra italiana, non vuole entrare nelle attuali schermaglie tra Cgil, Cisl e Uil, ma dà un consiglio a Landini. Intanto la Cisl flirta con Mario Draghi. E chi chiede al segretario Luigi Sbarra se Uil e Cgil parteciperanno al riceve questa risposta: "Dovete chiederlo a loro".

“Il rapporto tra i sindacati confederali è un argomento  rilevante, ma che lo commenti io oggi forse non sarebbe utile. L’unica cosa che mi sento di dire è che l’unità sindacale è molto importante e andrebbe costruita con pazienza. E tutelata”. Sergio Cofferati si schermisce. Quel mondo, quello dei sindacati, da alcuni anni non è più il suo. Dopo aver guidato la Cgil dal ‘94 al 2002, ha fatto il sindaco di Bologna (scalzando l’impensabile esperienza del centrodestra a palazzo D’Accursio con Giorgio Guazzaloca), l’europarlamentare del Pd, oggi è un esponente di Sinitra italiana. Ma l’ex segretario generale che ereditò da Bruno Trentin la Cgil che aveva firmato il protocollo Ciampi – l’accordo sulla concertazione di cui oggi il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra auspica una riedizione – non può che preoccuparsi davanti alle divisioni dei confederali.

 

E proprio per questo, pur preferendo non entrare in questioni che “oggi non seguo da vicino”, un consiglio si sente di darlo, dopo che da dicembre – con l’annuncio dello sciopero generale di Cgil e Uil, senza il sostegno della Cisl – quell’unità sempre cercata, si è rotta. Un suggerimento semplice, ma puntuale, a chi guida oggi  il sindacato di Corso Italia: Maurizio Landini. Ieri il segretario generale della Cgil non si è presentato alla tavola rotonda sull’Europa organizzata alla Fiera di Roma in occasione del XIX congresso confederale della Cisl. Come lui, ha fatto anche il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. Ufficialmente i due hanno disertato per ragioni personali. “Mi hanno avvertito entrambi, non c’è nessun rottura”, ha confermato Sbarra. Chissà. 

L’assenza è sembrata tutto fuorché casuale. Anche perché al loro posto i due non hanno mandato esponenti della segreteria generale, ma solo i capi dei rispettivi dipartimenti “Internazionale”. Insomma, una scortesia. Parrebbe. Cosa avrà pesato su Landini e Bombardieri? La prova di forza di mercoledì di Sbarra, che nel suo intervento ha ribadito come l’unità sindacale “non può essere un feticcio”, rimarcando ancora la necessita di “un patto tra governo e forze sociali sul modello Ciampi”? O Cgil e Uil non volevano partecipare al corteggiamento tra Mario Draghi e il sindacato cattolico? Il dubbio viene. Il presidente del Consiglio d’altronde si è trovato a suo agio nel motto del congresso “Esserci per cambiare”. “E’ esattamente quello che facciamo noi”, ha spiegato. Ma c’è anche chi offre spiegazioni più prosaiche, per così dire. Landini e Bombardieri non avrebbero digerito la scaletta: per loro non era stato previsto nessun intervento dal palco principale.

I retroscena, e i retropensieri, sull’assenza dei due segretari si accavallano. Quale sia la verità è difficile dirlo. Di certo ieri Sbarra, a chi gli chiedeva se Cgil e Uil parteciperanno al patto con governo e industriali, ha risposto sibillino. “Beh, questo dovete chiederlo a loro”. Della serie: noi ci siamo, loro facessero quel che vogliono. Nulla di nuovo, d’altronde. La spaccatura dei confederali è iniziata mesi fa. Era metà dicembre e Cgil e Uil hanno deciso, nonostante la contrarietà della Cisl, di proclamare lo sciopero generale. Tra i principali motivi c’era la riforma fiscale, considerata da Landini e Bombardieri non abbastanza progressiva, se non addirittura regressiva. Già allora il sindacato cattolico aveva preferito lasciare aperta la porta con l’esecutivo criticando le altre due sigle. 
Dopo il governo, a dividere il fronte sindacale ci aveva pensato la guerra in Ucraina. Con la Cgil contraria all’invio delle armi – con tanto di manifestazione – e prudente sulle sanzioni alla Russia. Mercoledì invece Sbarra davanti a Landini diceva: “Non può esserci pace purché sia”. E ribadiva il sì convinto del sindacato cattolico sia all’invio di forniture militari, sia alle dure sanzione economiche contro Mosca.