editoriali

I mercati scommettono sulla pace

Redazione

Le Borse apprezzano i segnali positivi del dialogo tra Ucraina e  Russia

In caso di conflitti bellici e crisi geopolitiche l’andamento dei mercati finanziari e di quelli delle materie prime diventa uno dei termometri più sensibili di come si stanno evolvendo le cose. E dopo un mese abbondante di guerra russo-ucraina, di panico nelle borse, di prezzi folli di gas e petrolio e su e giù degli indici sulla scia di tentativi  di mediazione diplomatica, gli investitori cominciano a credere nella pace. Apprezzano (nel senso proprio che assegnano un prezzo), la possibilità del cessate il fuoco dopo che Kyiv ha ventilato l’ipotesi di mantenere uno status neutrale in cambio di garanzie da Mosca e, soprattutto, vedono la strada aperta verso un incontro tra Zelensky e Putin. Tale prospettiva si riflette, però, in modo opposto sugli scambi finanziari e sulle compravendite di materie prime.

 

Le borse europee martedì 29 marzo, mentre in Turchia le parti parlavano di “dialogo costruttivo”, erano euforiche in buona compagnia con l’ottimismo di Wall Street in apertura: rialzi a doppia cifra su tutti i listini con Milano che ha chiuso a più 2,4 in deciso recupero dai minimi raggiunti a metà marzo. Insomma, c’è stato un ritorno della fiducia che ha spinto gli investitori a comprare azioni.

   

Di contro, proprio la prospettiva di una tregua in Ucraina ha fatto crollare il prezzo del petrolio del 7-8 per cento rispetto alla seduta di lunedì: il Wti è sceso sotto i 100 dollari al barile, mentre quello del Brent è calato a 105 dollari. I prezzi sono andati sotto pressione perché la prospettiva di pace potrebbe portare a un allentamento delle sanzioni nei confronti della Russia e, quindi, a un ritorno alla normalità su un mercato come quello del petrolio che negli ultimi tempi è stato dominato dalle speculazioni, così come quello del gas. Diversamente dal petrolio, però, il prezzo del gas ieri è salito ancora (109 euro per megawattora, più 6,3 per cento) perché Putin insiste sul pagamento in rubli dai paesi “ostili” per sostenere la sua valuta. Così, ogni mercato interpreta guerra e pace a modo suo.
  

Di più su questi argomenti: