Foto Ansa 

EDITORIALI

Il petrolio saudita parla cinese

Redazione

Riad tratta per denominare in renminbi le vendite. Un messaggio agli Stati Uniti

L’Arabia Saudita starebbe negoziando per denominare in renminbi le sue vendite di petrolio a Pechino. Non si tratta di una novità assoluta: la trattativa procede dal 2016. Nel 2018 Riad ha sondato il terreno concludendo alcuni contratti a termine nella divisa cinese. Adesso, però, sembra che l’abbandono del dollaro possa riguardare una porzione crescente dell’interscambio petrolifero con la Cina, che assorbe più di un quarto dell’export saudita.

Queste manovre, che si intensificano proprio durante la guerra in Ucraina, sono coerenti con un’evoluzione che vede la Cina sempre più punto di riferimento di quel mondo che non si riconosce nella leadership statunitense. E d’altronde lo spostamento verso est di Riad non è iniziato ieri, e risponde a cause profonde non solo legate all’espansionismo cinese.

 

La realtà è che il rapporto tra l’Arabia e Washington è in crisi ed è ulteriormente peggiorato con la presidenza di Joe Biden. C’è, intanto, una componente strutturale: la rivoluzione dello shale ha trasformato gli Stati Uniti, nel giro di pochi anni, dal più grande importatore di greggio a nazione esportatrice. L’asse con Riad non ha più quella natura strategica che aveva nel passato. Le involuzioni del regime saudita – culminate nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi e, oggi, nella freddezza intorno al dialogo con l’Iran – hanno allargato il solco. Insomma, ci sono meno interessi strategici in comune e più ragioni di dissenso.

E’ presto per dire se questo basterà a produrre una mossa che potrebbe cambiare il volto degli scambi petroliferi: il passaggio al renminbi ha un immenso significato politico, ma costituisce anche un’incognita economica per l’Arabia, la cui moneta – il riyal – è ancorata al dollaro. Quali possono essere le conseguenze di una de-dollarizzazione dei mercati petroliferi? E’ difficile dirlo ed è probabilmente questa incertezza a imporre cautela ai negoziatori sauditi. Eppure si tratta di un altro segno di un mondo che sta cambiando e che non ha ancora trovato un nuovo equilibrio.

Di più su questi argomenti: