Il reportage

Green pass salva skipass. “Gli impianti sono pieni, la stagione è salva"

Francesco Gottardi

Sciatori mascherati, controlli multipli, sistema a prova di Omicron. “Il piano della montagna sta funzionando”, dicono gli addetti ai lavori. Viaggio nelle Dolomiti ripartite

“Alt!”. Il gestore dell’ovovia blocca l’ingresso: “La mascherina Ffp2 è obbligatoria in tutti gli impianti di risalita al chiuso. Finora siamo stati un po’ di manica larga”, il tempo di recepire le ultime contromisure decise da Draghi e Figliuolo. “Ma adesso basta”. Timida protesta di un paio di avventori: “Come facciamo, siamo arrivati fin qui solo con la chirurgica”. Risposta: “Tornate in paese e vi procurate quella giusta. Altrimenti niente sci”. È l’ultimo filtro anti-Covid prima della discesa libera: scene così, sulle Dolomiti, ormai sono all’ordine del giorno. Partono dalle code per lo skipass, abbinato di volta in volta al green pass del portatore. E rispuntano ad alta quota, nei rifugi, dove occorre la versione super e proliferano così i chioschi ambulanti, oasi nella neve per highlander no vax. Eppure, nonostante l’onere dei controlli, gli addetti ai lavori sono tutti d’accordo: “La stagione invernale è salva grazie al certificato verde”.

 

Un anno fa la montagna era vuota, in ginocchio. Oggi c’è un’impennata record di contagi e nuovi decreti la inseguono. Ma lo sci non teme nuovi scossoni: è anzi un settore virtuoso: ha trovato una formula a prova di economia e pandemia. Secondo Massimo Garavaglia, ministro del Turismo, “la riapertura delle piste vale 10 miliardi e anche in zona arancione consente un’attività sicura”. Nemmeno l’obbligo di super green pass in tutti gli impianti – a partire dal 10 gennaio – spaventa il comparto. “Ormai il meccanismo è oliato”, spiega Marco Pappalardo, responsabile marketing di Dolomiti Superski. “La partenza è stata incoraggiante e cominciamo a intravedere dei dati solidi: ogni giorno, dal 25 dicembre in poi, abbiamo una media di 150-160mila persone che entrano nei nostri comprensori. Per lo più italiani, ma anche da Austria, Svizzera o altri paesi europei dove le condizioni per sciare sono più difficili. Prima della pandemia c’erano numeri più alti, ma meno lineari. Noi è da maggio che studiavamo la strategia del ritorno sulle piste: con un efficiente sistema di controlli automatizzati abbiamo reso gli impianti delle zone Covid-free. E il green pass è lo strumento che ci ha permesso tutto ciò. Una barriera all’entrata, digerita molto bene dalla clientela”.

 

I vacanzieri si abituano in fretta. Qualcuno sbuffa, ma si adegua. Altri si danno al mimetismo: i furbetti del passamontagna – no, non è una mascherina – sono in netta minoranza. Anche perché wow, la Ffp2 in discesa protegge dal vento ed è di tutt’altro intrigo rispetto alla calca nei mezzi pubblici. Anziché rimetterla ad ogni risalita, molti scelgono di tenerla sempre. Tranne in pausa pranzo nelle baite: interni semivuoti e assalto alle tavolate sul belvedere. Miste, tra sconosciuti, un po’ distanziati e un po’ no. L’open air mette d’accordo tutti, vaccinati e non. È una settimana bianca diversa. Più accorta, contingentata, sperimentale. Però c’è, mica cosa da poco.

 

“Nella settimana a cavallo di Capodanno abbiamo avuto un picco di clienti perfino comparabile ai livelli pre-Covid”, dicono in un noleggio sci. “Non è stato e non sarà così, nel resto della stagione: contiamo comunque su numeri che ci consentono di andare avanti. E per questo”, di nuovo, “va detto grazie al green pass”. La vera svolta per le vacanze di Natale. Un’operatrice di vendita di skipass ci spiega che “i controlli capillari sono necessari e funzionano. Anche se in parte stanno rallentando il flusso di avventori, nonostante i nostri sforzi moltiplicati”. Immagini da dogana: autodichiarazioni, verifica documenti, scan del certificato verde. Più la nuova app di Dolomiti Superski: nelle province di Belluno, Trento, e Bolzano è obbligatorio associare il green pass al numero di serie del proprio skipass. Ogni giorno, prima di sciare. Anche per chi è vaccinato e ha sottoscritto un abbonamento settimanale, effettuando l’operazione di convalida all’acquisto. “Ci è stato richiesto dal garante della privacy”, spiegano gli sviluppatori dell’app: “Noi avevamo pensato un meccanismo più agile”.

 

Ridondanze burocratiche forse evitabili, che si aggiungono alle già molte fondamentali. Così le proverbiali code si allungano – altro paletto: la capienza negli impianti di risalita al chiuso è fissata all’80 per cento. In più c’è l’incognita Omicron. E la certezza dei prezzi lievitati – più del 10 per cento sul 2019, fonte Assoutenti – per l’intera vacanza sulla neve. Ma le cancellazioni sono poche e le piste piene: rispetto alla montagna viva, tra slalom e bombardini, tutto il resto è un’inezia. Vince la voglia di ripartire.

 

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