Ignazio Visco (LaPresse)

Serve una transizione ecologica anche per la finanza, dice Visco

Mariarosaria Marchesano

Il governatore della Banca d’Italia tocca un nervo scoperto della lotta al cambiamento climatico

“Quali sono i costi economici del cambiamento climatico? Sul tema c’è incertezza, spesso ci si sofferma sulla valutazione dei più frequenti e intensi disastri ambientali, ma la maggior parte dei costi potenziali si trova oltre l’orizzonte tipico dell’economia e delle analisi finanziarie. I rischi del cambiamento climatico possono manifestarsi attraverso l’economia, soprattutto se la transizione verso l’obiettivo di emissioni zero si rivela mal progettata o difficile da coordinare a livello globale, con conseguenti perturbazioni al commercio internazionale”. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha toccato un nervo scoperto della lotta al cambiamento climatico intervenendo a Milano alla proclamazione dei vincitori della G20 TechSprint, gara per l’innovazione tecnologica in stile “hackathon” organizzata in tandem con la Banca per i regolamenti internazionali e la collaborazione del Singapore Bis Innovation Hub di Benoit Coeuré. 

   
La corretta misurazione dei costi della transizione energetica è un terreno pieno di lacune con gli attuali strumenti che sono in fase di sviluppo e perfezionamento. “Sebbene vi sia un ampio consenso all’interno della comunità scientifica sulle tendenze e le cause del cambiamento climatico – ha detto Visco – tempi ed esiti futuri rimangono incerti”. Dunque, dal clima derivano rischi per l’economia se la transizione green viene gestita male. Il governatore ha ricordato che trovare modi per promuovere una finanza verde e sostenibile è stata una delle priorità della presidenza italiana del G20 quest’anno. Ma ha anche sottolineato quanto sia crescente l’attenzione che banche centrali e autorità di vigilanza stanno prestando alle conseguenze che il cambiamento climatico può avere per la stabilità finanziaria. Il che non è solo un aspetto tecnico, bensì è il cuore del problema perché le politiche energetiche si riflettono nelle nostre vite anche attraverso l’andamento dei mercati finanziari. Problemi, come ha fatto osservare Visco, si possono creare quando i prezzi delle attività si adeguano troppo rapidamente a un nuovo corso e non è chiaro quanto i valori di mercato oggi riflettano l’azione politica necessaria per limitare il riscaldamento globale di due gradi centigradi. Per questo, concorsi come TechSprint – fortemente orientati all’innovazione – rappresentano un contributo di idee indispensabile per ampliare la gamma di strumenti a disposizione che siano effettivamente in grado di calcolare i rischi e misurare i costi del passaggio all’epoca green. 

  
Le start up finaliste selezionate dalla competizione, 21 su un centinaio di progetti provenienti da 25 paesi, hanno provato a individuare soluzioni tecnologiche che possano facilitare il percorso verso uno sviluppo sostenibile in vari campi di attività. Tre sono risultati i vincitori: la belga Greeneconomy, che ha ideato una piattaforma per la presentazione e il finanziamento di progetti verdi; le italiane Crif e Red che si sono focalizzate su un sistema di monitoraggio dei rischi legati al clima; la britannica Home Infrastructure Technology, che ha puntato sul finanziamento delle soluzioni energetiche maggiormente sostenibili nel campo delle ristrutturazioni immobiliari. 

 
La lotta ai cambiamenti climatici s’intreccia con un’altra grande sfida che riguarda la Banca d’Italia molto da vicino: si tratta della transizione digitale. Visco ha avuto la determinazione di avviare, come aveva promesso in piena pandemia nel 2020, un Fintech Hub a Milano, iniziativa che nasce da un’intuizione della vicedirettrice di Bankitalia, Alessandra Perrazzelli e che sta prendendo forma sotto la direzione di Michele Lanotte. “L’hub milanese vuole contribuire al processo di trasformazione tecnologica in atto nelle banche che impatta direttamente sui servizi ai cittadini – ha detto Perrazzelli durante un incontro a margine con la stampa – È una transizione che porterà a una maggiore efficienza ma va monitorata sotto il profilo della sicurezza”. Per Perrazzelli “l’unico modo per affrontare le grandi sfide a cui siamo chiamati a rispondere, dalla trasformazione digitale al cambiamento climatico, è il rafforzamento della cooperazione nelle sedi multilaterali come il G20 e la Bri. La natura della maggior parte di questi problemi è intrinsecamente senza confini e abbiamo bisogno più che mai di ricorrere a questi forum internazionali e ai partenariati pubblico-privati per raccogliere tutte le idee e le risorse possibili”.