ANSA / MATTEO BAZZI

O la Borsa o la vita: il futuro europeo di Piazza Affari

Mariarosaria Marchesano

Quanto peserà l’Italia nel colosso EuroNext? Seguire due piste: Modica e Novelli

Che cosa vuol dire esattamente “preservare l’autonomia di Borsa italiana”? A leggere le mozioni, presentate da Fratelli d’Italia e dalla Lega, sul ruolo che il governo Draghi dovrebbe assumere nel processo di vendita della società che gestisce i mercati finanziari, francamente si fa fatica a capire di che cosa esattamente ci si debba preoccupare e su che cosa esattamente si dovrebbe intervenire. Il voto del Parlamento su queste mozioni, previsto per il 31 marzo, è stato spostato al 7 aprile e nel frattempo altri documenti di forze politiche sarebbero in preparazione. Vero è che il precedente esecutivo guidato da Giuseppe Conte ha esercitato la golden power e intervenendo in una compravendita che coinvolgeva soggetti privati ha, di fatto, indirizzato la scelta verso il gruppo Euronext –  il mercato finanziario dell’Eurozona con sede legale ad Amsterdam – a discapito degli altri pretendenti di Borsa italiana.

 

Vero è anche che, data la complessità della materia, un po’ di chiarezza non guasterebbe visto che anche tra gli addetti ai lavori si registra una certa confusione. Ma prima di impegnare Palazzo Chigi su questo fronte bisognerebbe ricordarsi che è stata fatta una scelta di fondo: entrare a far parte di un circuito finanziario più grande e più liquido e questo per forza di cose comporta un processo di integrazione in cui bisogna rinunciare a qualcosa per ottenere dei vantaggi. E’ possibile – ma non è stato ancora deciso – che bisognerà dire addio al Ftse Mib e a tutti gli altri indici di Piazza Affari, ai suoi listini e a tutto uno schema di lavoro che è stato concepito quando il mercato dei capitali era nazionale e che non è stato mai esso in discussione dal London Stock Exchange perché il suo ruolo è stato quello di azionista di controllo di Borsa italiana (acquisita nel 2007) e non di soggetto aggregatore di piazze finanziarie europee che è da sempre l’obiettivo dichiarato – e non un disegno oscuro – di Euronext sotto la guida di Stephane Boujnah.

 

Euronext opera sulle Borse di Parigi, Amsterdam e Bruxelles attraverso un’unica piattaforma di contrattazioni sulla quale con ogni probabilità confluiranno anche le società quotate a Milano che in futuro – e questo vale soprattutto per le piccole imprese – godranno di una visibilità maggiore e avranno accesso a una platea di investitori più ampia rispetto ad oggi. Ovviamente, Borsa italiana può esercitare un potere contrattuale in virtù del peso specifico che avrà all’interno della nuova Euronext (non solo rappresenta il 34 per cento dei ricavi e a quasi la metà degli utili, ma porta in dote un sistema di scambi di titoli di stato particolarmente avanzato come Mts e strutture di post trading come Monte Titoli e Cassa di compensazione e garanzia) ma questo è già previsto dagli accordi di cessione. Come riportato nelle comunicazioni ufficiali di Euronext del 18 settembre 2020, “le funzioni chiavi e centrali del business” saranno distribuite tra Roma e Milano. In particolare, la guida della gestione finanziaria a livello di gruppo avrà sede a Milano tant’è che questo comporterà molto presto il trasferimento da Parigi di Giorgio Modica, il manager italiano che è Cfo (Chief financial officer) di Euronext dal 2016.

 

Inoltre, sempre italiano sarà il presidente del consiglio di sorveglianza del nuovo gruppo, l’ex banchiere di Ubs Piero Novelli, e Cassa depositi e prestiti, che con Intesa Sanpaolo ha affiancato Euronext nell’acquisto di Borsa italiana dall’Lse, dovrà nominare due rappresentanti nello stesso consiglio nell’ambito di una governance, che almeno nei patti, è stata concepita in modo bilanciato. E’ logico che tutto questo processo dovrà essere presidiato per fare in modo che ogni casella vada al proprio posto. In particolare, sarebbe importante preservare la centralità di Milano perché intorno a Piazza Affari si è creato un ecosistema evoluto e ricco di professionalità e competenze. Tutt’altra cosa è se la politica si mette a rivendicare una sovranità finanziaria che non può esserci quando si entra a far parte di un progetto più grande e si guarda al mercato unico dei capitali europeo di cui Euronext si candida a diventare socio fondatore.
 

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