editoriali
I segnali di vitalità da cui ripartire
Il saldo delle partite correnti con l’estero è una spia positiva anti declino
La pandemia, che ha colpito pesantemente i settori produttivi e dei servizi, ha indebolito anche la capacità di esportazione dei grandi paesi europei. La Francia, che è da questo punto di vista il fanalino di coda, ha raggiunto nel 2020 un deficit delle partite correnti di 53 miliardi di euro, ben superiore a quello di 13 miliardi dell’anno precedente. L’Italia invece, contraddicendo tutte le previsioni, ha aumentato il suo saldo positivo, arrivato a 60 miliardi nel 2020. E’ un risultato formato da diverse componenti, alcune positive e altre no: per esempio il saldo largamente positivo della partita-merci è l’effetto di un calo contenuto delle esportazioni e di un calo assai più sostanzioso delle importazioni. Ha contato anche la riduzione del tasso di interesse sui titoli di stato, che ha portato a pagare molto meno i detentori esteri, grazie alla politica della Bce.
Al di là dei particolari settoriali nel complesso si può dire che, pur nelle difficoltà generate dalla pandemia, l’economia italiana regge meglio di altre la sfida competitiva. Se ne può dedurre che un’azione che risolvendo annosi problemi riavvii un percorso di crescita è possibile. Naturalmente è necessario superare la stagnazione, promuovere i settori più competitivi, attirare investimenti esteri e motivare quelli interni. Non si possono dimenticare le difficoltà e le storture strutturali, ma non è fondata la descrizione di un sistema incapace di reagire. L’Italia viene descritta, soprattutto proprio in Italia, come un paese in declino inarrestabile, e questa visione, se diventa senso comune, ha un effetto paralizzante. In realtà invece ci sono anche segnali di vitalità che dovrebbero essere valutati e segnalati, e tra questi il risultato della bilancia commerciale certificato dalla Banca d’Italia non è certo trascurabile.
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