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Il consumatore al centro della transizione energetica che si colora di verde

Nella bozza del Recovery Plan ben 74,3 miliardi andranno all’area “rivoluzione verde e transizione ecologica”. Come può il mondo dell’energia contribuire alla ripresa con un’evoluzione di segno green?

Nella bozza del Recovery Plan che circola in questi giorni, ben 74,3 miliardi – la quota maggiore dei 196 miliardi di risorse previste – andranno all’area “rivoluzione verde e transizione ecologica”. Ed è sempre in quest’area che si trova il cluster “efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, il più ricco di risorse dei 17 previsti. Questo per dire quanto conti dal punto di vista pubblico l’investimento su un’economia e un’energia verdi nel grande piano della ripartenza del paese. Ma come può, a sua volta, il mondo dell’energia contribuire alla ripresa con un’evoluzione di segno Green?

 

Il fatto è che la transizione modifica significativamente la catena del valore del mercato del settore energetico. La catena si sta diluendo abbassando il valore della generazione convenzionale e incrementando il ruolo delle rinnovabili, del cosiddetto “behind the meter” – letteralmente “dietro il contatore”, e cioè di tutte quelle soluzioni energetiche, come per esempio un impianto fotovoltaico con accumulo, che tolgono i consumi dalla rete elettrica portandoli, per l’appunto, dietro il contatore – e soprattutto del cliente. Perché è proprio l’ultimo anello della catena ad assumere un significato sempre più rilevante: da soggetto passivo (su cui spesso si scaricano le inefficienze) diventa soggetto coprotagonista nel definire e assicurare l’efficienza del modello.

 

Ecco quindi la trasformazione in ciò che in Acea Energia – primo fornitore di energia nella Capitale e una delle multiutility di riferimento nel panorama italiano – chiamano “active consumer”, ovvero un attore del processo “consapevole delle proprie necessità energetiche e delle opportunità per soddisfarle”. Gli operatori del mercato dell’energia sono convinti che la trasformazione del cliente sarà supportata dal trend socio-economico della digitalizzazione, dai nuovi stili di vita e dalla cosiddetta “green generation”. Ma sono anche consapevoli che proprio sul ruolo del consumatore è in agguato la grande contraddizione che rischia di ingessare il percorso della transizione energetica: da un lato la necessità che il cliente diventi parte attiva della catena del valore, dall’altro il timore del consumatore di essere esposto alle mille sollecitazioni del mercato libero una volta uscito dai servizi di tutela (cosa che comunque dovrà fare a partire dal 2022). Mutando la chiave di lettura di questa ritrosia del cliente, però, e cioè pensando che permane nel regime di tutela non per paura o incapacità di scegliere un diverso operatore, ma perché ha scelto consapevolmente di rimanere con l’operatore storico nonostante le diverse offerte alternative, si apre una nuova prospettiva. Se una scelta c’è, sostiene Valerio Marra, presidente di Acea Energia, “bisogna liberare il rapporto di fiducia tra cliente e operatore lasciando che sia il comportamento di quest’ultimo a determinarne il rinnovo. Il fine ultimo della liberalizzazione consiste infatti nell’assicurare che il mercato elettrico venga animato da scelte pienamente libere e consapevoli da parte dei consumatori generando in tal modo logiche di mercato che conducano a una progressiva riduzione dei costi”. Un effetto che, in ultima istanza, si farà sentire anche in bolletta.

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