Come usare il metodo Morandi sul Recovery fund. Un'idea contro le demagogie

*Federico Minelle e Stefano Quintarelli

Per sfruttare al meglio le risorse del Recovery Fund utilizzare l'approccio del ponte Morandi. Modeste proposte

Al direttore - Il premier Conte ha inviato al Parlamento le linee guida del “Piano italiano di ripresa e resilienza per accedere ai fondi previsti dal Recovery fund”. Anche l’Ue ha emanato le proprie linee guida, per omogeneizzare l’approccio dei diversi paesi e per un controllo di congruità sulle azioni proposte, ai fini del loro progressivo finanziamento. Il buon svolgimento dei progetti richiede un appropriato approccio metodologico e organizzativo per l’intero ciclo di vita dei progetti, per aumentare la probabilità di raggiungere i benefici attesi, soprattutto se si considera che tale enorme investimento graverà sulle generazioni future.

 

Grandi imprese e pubbliche amministrazioni di altri paesi avanzati hanno adottato un percorso in tre passi ispirati ai processi del Portfolio Project Management. La ricostruzione del ponte Morandi è stata un successo grazie al fatto che è stato adottato un approccio simile, dopo la procedura di gara. Se il governo seguisse tale esempio istituendo un Portfolio Project Management Office (Ppmo), aumenterebbe la capacità di analizzare/coordinare/sfruttare le sinergie tra i vari progetti degli enti attuatori, avrebbe un unico interlocutore con tutti gli attori interessati, svolgerebbe al meglio l’essenziale compito di reporting di avanzamento lavori da presentare al paese e all’Ue. Il Ppmo per il Recovery plan dovrà seguire la realizzazione dei piani, diventando contraltare tecnico degli analoghi organi che l’Ue istituirà per il controllo su come saranno spesi i fondi.

 

Arriveranno subito vantaggi, in termini di coordinamento e credibilità, verso i partner europei ma quelli principali si manifesteranno successivamente, al completamento dei progetti, nel dispiegamento dei benefici attesi. I passi principali da compiere sono: 1) Definire i macro-ambiti accorpando i desideri delle amministrazioni, facendo riferimento alle sopracitate linee guida, con le eventuali modifiche/integrazioni che il Parlamento vorrà apportare.

 

E su queste andranno effettuate le opportune valutazioni di coerenza e congruità. 2) Formulare una strategia coerente con le linee guida e le raccomandazioni dell’Ue, dato che l’accordo siglato prevede stringenti controlli su come tali fondi verranno impiegati (cioè l’appropriatezza, la misura della corretta esecuzione e del successo dei progetti finanziati). 3) Istituire il Ppmo, ove professionisti competenti seguano le implementazioni dei progetti, a supporto degli organismi politici, per mantenere un efficace collegamento tra la strategia del paese e l’esecuzione dei progetti. Il compito sarà di guida e orientamento anche metodologico e di controllo “terzo”. Con la ricostruzione del ponte Morandi abbiamo dimostrato che in Italia vi sono professionalità di primo livello; anche grandi amministrazioni pubbliche operano senza clamori con tale approccio e sarebbe bene farne tesoro. Anche le associazioni italiane dedicate alla cultura del Project Management, costituite dai migliori esperti di settore (anche della Pa) sono certamente disponibili a un supporto.
   

*Federico Minelle e Stefano Quintarelli, Copernicani

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