Debito pubblico, è ora di azzerare i dogmi
Sulla rotta di Draghi: oggi la questione chiave non è “se” lo stato debba fare debito, ma “come” usarlo. Una fase che spaventa rigoristi e anti rigoristi e che costringe tutti a uscire dalla facile stagione degli alibi. Occasioni da una storica rivoluzione che ancora non vogliamo vedere
-
Giovani e debito pubblico. La ricetta di Draghi è un'agenda per il futuro del paese (e del governo)
-
Draghi cita Keynes ma ci ricorda l'importanza del lungo periodo per i giovani
-
Alibi finiti. È ora di pensare a cosa possiamo fare noi per il futuro dell'Italia
-
Il grande balzo in avanti è possibile
-
Quando fare debito non è solo una cosa buona, ma è anche necessaria
Sono passati tre giorni dal sontuoso discorso tenuto da Mario Draghi al Meeting di Rimini e a tre giorni di distanza c’è un passaggio del ragionamento offerto dall’ex presidente della Bce che non è stato sufficientemente messo a fuoco e che riguarda quello che forse è il vero tema dei temi della fase storica in cui ci troviamo: la fine, chissà quanto temporanea, di ogni dogma politico ed economico legato all’espansione del debito pubblico. Ronald Reagan, con una buona dose di cinica ironia, un tempo diceva che il debito pubblico americano era abbastanza grande per badare a se stesso e in un certo senso si può dire che il messaggio che Mario Draghi ha scelto di veicolare per ben due volte negli ultimi mesi è simile a quello dell’ex presidente degli Stati Uniti: il debito pubblico è diventato grande ormai, è tempo di verificare se è davvero in grado di badare a se stesso.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.