Abrogare l'antieuropeismo a 5 stelle per ottenere i fondi europei
Dal No Tav allo sviluppo dell'alta velocità; dal No Mes ai fondi per la Sanità; dal No Ilva agli investimenti per Taranto. Così il Piano nazionale di riforme archivia il libro dei sogni del grillismo (e menomale)
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Il fiasco del Reddito di cittadinanza, certificato anche dal governo, non è l’unico esempio di rimozione del grillismo da combattimento – quello, cioè, del balcone di palazzo Chigi – contenuto del Piano nazionale di riforme (Pnr). Un documento che è frutto del lavoro del ministro del’Economia Roberto Gualtieri e dei suoi sherpa a Roma e Bruxelles, oltre che della supervisione del Quirinale, il tutto impreziosito dal linguaggio ecumenico di Giuseppe Conte con partecipazione quasi nulla della squadra di governo del Movimento 5 Stelle. D'altronde il Pnr – un elenco delle riforme a cadenza triennale che sempre accompagnano la variazione primaverile del Documento di economia e finanza (Def) slittato causa Covid – stavolta assumerà la forma del quasi omonimo programma di riforme, o Recovery plan italiano, destinato a ottenere all’Italia i miliardi del Next generation Ue: dalla credibilità del piano di riforme, insomma, dipenderà anche la possibilità del governo di vedersi concessi i sussidi e i prestiti con i quali Bruxelles cercherà di rilanciare l’economia europea post pandemia.
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