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Idrogeno ed elettrico, Fca ha una alleato innovatore di nome Nikola

Ugo Bertone

Nella sfida a Tesla ci sarà anche Fiat Chrysler, che ha deciso di credere nel progetto ambizioso del ceo Trevor Milton

Milano. Sorpresa. Pare proprio che ci sarà un po’ di Fiat Chrysler dietro una delle avventure più attese del mondo a quattro ruote che non cessa di sfornare novità a getto continuo: il “badger”, ovvero il “Tasso”, mammifero onnivoro dalle gambe larghe e corte, che da ieri presta il suo nome al camioncino che disporrà di una doppia alimentazione: per metà a idrogeno, il resto a tutto volt.

 

Vi interessa? Da oggi si può prenotare. Sulla carta, come si usa per i condomini. Le rifiniture, pardon, i componenti? E’ quasi certo che saranno forniti da Fiat Chrysler. Iveco, infatti, è stata la prima a credere in Trevor Milton, 38 anni, membro della Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni, per 18 mesi missionario in Brasile, ma anche genio visionario in competizione con Elon Musk, al punto da chiamare la sua azienda “Nikola”, il nome di battesimo di Tesla, il genio serbo nemico di Edison che ha ispirato la nascita dell’auto elettrica del costruttore sudafricano che ha conquistato il mondo.

 

  

E così ci sarà un pezzo di Fca nella sfida dell’idrogeno, Anzi, già c’è perché tra un anno Nikola produrrà per l’Europa la versione a idrogeno dell’Iveco S-way, costruito in Spagna. Ma la sfida chiave, quella che può cambiare il mercato dei pick-up, è quella del Tasso che uscirà dalla fabbrica di Coolidge, Arizona, dal 2021: potrà percorrere 300 miglia a idrogeno più altrettanti grazie ad una batteria elettrica con un motore in grado di passare da zero a 100 all’ora in meno di tre secondi.

 

“Lo vedremo”, commenta astioso Elon Musk che ha già citato (ricambiato) il nemico in tribunale. Ma la borsa ci crede. Anche troppo, perché in meno di un mese dall’ingresso a Wall Street, Milton ha accumulato un patrimonio di oltre sette miliardi di dollari, costruito sui progetti sia delle auto sia delle infrastrutture necessarie per la transizione all’energia pulita. “Nikola ha le carte in regola per diventare l’azienda chiave dell’idrogeno che sarà l’energia del futuro” scrive Paul Coster di JP Morgan che però aggiunge: “Il titolo, per ora, ha già fatto molta strada”. Attenti, insomma.

 

Un consiglio che non tocca Cnh industrial, la controllata di Exor che ha scommesso per prima sul genietto di Salt Lake City, casa madre dei mormoni, che ha avuto il coraggio e la lungimiranza di adottare Milton quando i Big di Detroit gli sbattevano la porta in faccia. Ne è venuta fuori un’alleanza curiosa visto che sulla carta la quota in Nikola, valutata ieri 23 miliardi di dollari (più di Fca), ha addirittura superato la quotazione di Cnh, ma senz’altro solida e promettente sul piano industriale.

 

In un certo senso una storia simile all’origine dell’asse sviluppato con Google in Waymo per lo sviluppo dell’auto senza guidatore. Per carità, il colosso di Mountain View non ha nulla da spartire con Milton, che pure aveva già guadagnato i primi milioni di dollari con un sistema per immagazzinare energia. Ma in entrambi i casi gli innovatori, snobbati dai grandi dell’auto che guardano con estremo sospetto alla concorrenza, hanno trovato nel gruppo italo americano un partner che si è rivelato, magari per i limiti di cassa dell’azienda che non può stare al passo di Volkswagen o Toyota, un partner ideale per tentare nuove strade.

 

E lo stesso vale per Foxconn, il braccio destro manifatturiero di Apple che ha scelto Fca per debuttare nel mondo dell’elettrico, dove presto dovrebbero farsi sentire le sinergie con Peugeot. Insomma, gli amici non mancano, anche se sono i nemici a dare in un certo senso, la misura del successo. E in quel di Detroit Fca può contare sull’ostilità implacabile di Mary Barra, la numero uno di General Motors che insiste nel tentativo di portare alla sbarra Fiat Chrysler con l’accusa di aver corrotto, ai tempi di Sergio Marchionne, dirigenti sindacali con l’obiettivo di ostacolare Gm. Una causa assurda, ha sentenziato il giudice federale di Detroit Paul Borman, imponendo alle parti di trovare un accordo entro mercoledì. Ma miss Barra, che non ha mai accettato di discutere l’eventuale merger tra le due case, nonostante le ripetute avance di Marchionne, non intende far marcia indietro e ha già ricusato il giudice.

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