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Una crescita “verde”

Pier Carlo Padoan

No, non è un’utopia. Perché l’Italia può ridare ossigeno all’economia con una strategia green. Tre punti per partire

Mentre si affilano le armi in Europa sul negoziato per il Recovery and Resilience Fund i paesi cominciano a ragionare su come riempire di contenuti i programmi di riforma che dovrebbero giustificare l’accesso alle ingenti risorse previste dai nuovi strumenti nell’ambito del Next Generation Eu. Uno dei principali campi di applicazione di questa strategia è, o dovrebbe essere, quello dello sviluppo di una economia “verde”, Sorge quindi il problema di come definire un programma strutturale “verde” in grado di sostenere la crescita dell’economia (effetto macroeconomico) e la sua trasformazione verso la piena sostenibilità ambientale (effetto strutturale). Non è una esigenza nuova. All’indomani dello scoppio della Grande crisi finanziaria del 2008-09 diversi paesi hanno deciso di utilizzare i piani di sostegno fiscale di risposta alla crisi per riempirli di contenuti verdi, così da ottenere sia un impatto macroeconomico sia uno ambientale.

 

Recentemente l’Ocse ha diffuso un documento che ne fa una valutazione complessiva, utile in sé ma soprattutto utile perché ne trae implicazioni per la lotta al coronavirus con una prospettiva “verde”. Una prima lezione è la necessità di una attenta valutazione ex ante degli effetti delle misure a sostegno della transizione verde. Valutazione che è in gran parte mancata nella risposta alla grande crisi finanziaria. In secondo luogo gli effetti distributivi dovrebbero essere considerati con maggiore attenzione perché potrebbero essere rilevanti. In terzo luogo i modesti miglioramenti sul fronte dell’inquinamento successivi alla crisi sono stati generati dalla recessione e non dalla transizione verso il verde. Nell’esperienza della lotta alla grande crisi finanziaria, in altri termini, sono emersi trade off tra obiettivi di sostenibilità ambientale e obiettivi di crescita. 

 

Esempi della presenza di questi trade off sono il Green Deal della Corea del 2009, che produsse un impatto positivo sulla crescita ma con impatti non chiari sulla sostenibilità ambientale, e il meccanismo di rottamazione delle autovetture introdotto in America e che fu efficace nel ridurre le emissioni di CO2, sebbene con impatti molto limitati sulla crescita e negativi sull’occupazione (in quanto fece salire il costo unitario del lavoro). Trade off simili potrebbero valere anche nel caso della crisi attuale, con dimensioni maggiori. Vista la gravità della situazione, si potrebbe spingere all’adozione di misure che peggiorino, nell’immediato, la sostenibilità ambientale per cercare benefici di crescita.

 

Le implicazioni da trarre per la strategia di uscita dal Covid-19 sono diverse. Occorre migliorare il contenuto green dei prodotti “acquistati” con le spese di investimento per alleviare l’impatto ambientale. Ciò richiede, tra l’altro, collocare le innovazioni “verdi” in un contesto di economia “circolare”, in cui le diverse fasi, dalla produzione al consumo al riuso siano tra loro collegate e rafforzate tramite incentivi (tassazione e regolazione) adeguati. E’ significativo, da questo punto di vista, che il Parlamento europeo abbia recentemente definito i criteri in base ai quali un investimento possa essere qualificato come “verde”. Occorre, in secondo luogo, adottare una dimensione europea per definire costi e impatti degli investimenti in infrastrutture energetiche alternative e non. Occorre cioè una accelerazione del mercato interno dell’energia. Questo processo potrà essere facilitato dal fatto che, rispetto alla grande crisi finanziaria, il costo delle energie rinnovabili è significativamente sceso in confronto alle altre fonti e quindi ne risulta accresciuta la attrattività. Questo aspetto è riflesso anche nei rendimenti della “finanza verde”, che negli anni recenti hanno registrato andamenti molto sostenuti.

 

Occorre infine completare la strategia con una prospettiva globale, per esempio attraverso una tassa verde europea, che avrebbe anche il pregio di accrescere le risorse proprie europee necessarie per finanziare il Next Generation Eu. Il Green Deal era stato proposto come strategia centrale della crescita europea prima che scoppiasse la crisi del Covid-19. Quest’ultima potrà fungere da acceleratore della transizione verde rispetto a quanto si potesse prevedere. Ma ciò non avverrà spontaneamente. Governi e istituzioni dovranno fare la loro parte nell’indirizzare risorse verso un nuovo sistema sostenibile. Paradossalmente, come segnalato in uno studio della Banca d’Italia, una maggiore incertezza macroeconomica prodotta da una uscita ritardata dalla recessione potrebbe invece rallentare la transizione verso tecnologie e fonti di energia più sostenibili. Anche per questa ragione non ci possiamo permettere di “sprecare una crisi”.

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