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Nessun piano sulle infrastrutture funzionerà senza superare il metodo Raggi

Renzo Rosati

“Italia veloce” parla di alta velocità, ferrovie locali, strade, autostrade, nodi interconnessi, porti, aeroporti, ciclovie e reti di trasporto urbano. Ma manca la metro di Roma

Si chiama “Italia veloce” il piano del ministero Infrastrutture e trasporti discusso a Villa Pamphilj, il cui costo economico è riassunto da queste cifre: 196,5 miliardi di risorse necessarie, 129,6 già assegnate, 66,9 da finanziare. Per queste presumibilmente si dovrebbe ricorrere anche ai fondi europei per i quali, vista la durata dell’operazione, non varrebbe l’obiezione all’erogazione a tranche, salvo verifica che siano spesi bene.

 

Di che si tratta? Innanzitutto l’estensione al sud, in direzione Puglia e Sicilia, dell’alta velocità ferroviaria. Su questo le Fs hanno annunciato già nel 2020 investimenti per 20 miliardi e, visto il successo finora delle Frecce e dei concorrenti, si può prevedere che andranno a buon fine. Una delle prime schede si chiama “Processo di pianificazione” e illustra le modalità di realizzazione del piano. E qui tra proposte nazionali e locali, valutazioni ex ante, dibattito pubblico, monitoraggio e valutazione ex post, sigle (Pgtl, Dpp), frecce, caselle, labirinti puntinati c’è un po’ da dubitare che la promessa semplificazione normativa, che è alla base di tutto, vada a buon fine. Nello schema merita una casella fra tante, mentre dovrebbe essere lo start. Oltre che sull’alta velocità, che va anche completata al nord, ci sono ferrovie locali, strade, autostrade, nodi interconnessi, porti, aeroporti, ciclovie e reti di trasporto urbano. Il catalogo delle nostre necessità per essere un paese europeo, compresa la visualizzazione colorata del gap di perdite di tempo (e di ricchezza) tra le aree servite o meno dall’alta velocità. Con buona pace dello scontro in èra gialloverde sulla Torino-Lione.

 

Nel merito, anche se il bonus monopattini fa discutere non si può non alzare il sopracciglio sulle ciclovie che promettono di collegare Trieste a Lecce, Ventimiglia a Roma, Lagonegro a Siracusa: l’Europa e il mondo viaggiano anche così, l’apposita cartina lo dimostra, evviva. Ma una cosa non è perdonabile: non una parola né un grafico sulla metropolitana di Roma. Sul suo proseguimento col metodo Raggi o con il metodo di tutte le metropolitane del mondo. Qui, niente mappe, niente confronti, niente aggettivi. E francamente è una dimenticanza grave.

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