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La vera emergenza si chiama lavoro

Redazione

Meno occupati e più inattivi. La vera crisi è quella occupazionale

Ad aprile, secondo gli ultimi dati Istat, la disoccupazione è scesa al 6,3 per cento (-1,7 punti), il tasso più basso dal 2007. Ed è una pessima notizia. Questo dato apparentemente paradossale, che mostra la discesa della disoccupazione in seguito al lockdown, può quantomeno servire da lezione per spostare l’attenzione dei media dal tasso di disoccupazione a quello di occupazione (e di inattività) che è ciò che più conta. Da questo punto di vista, i dati sono molto negativi. L’occupazione si è ridotta dell’1,2 per cento (274 mila posti di lavoro) e in maniera generalizzata: donne e uomini, giovani e anziani, autonomi e dipendenti, sebbene tra questi ultimi in maniera molto più accentuata tra quelli con contratto a termine (-130 mila in un mese) che mostrano in tempo reale, ovvero con il mancato rinnovo alla scadenza, gli effetti del lockdown. Il tasso di occupazione è sceso quindi al 57,9 per cento (-0,7 punti percentuali), con un’intensità che non si era vista neppure all’apice della crisi finanziaria e che in un paio di mesi si è mangiata tre anni di crescita occupazionale. 

 

 

Alla riduzione dell’occupazione si aggiunge il preoccupante aumento degli inattivi: più 746 mila unità, che fanno alzare il tasso di inattività di 2 punti, al 38,1 per cento, a livelli elevatissimi. Vuol dire, in pratica, che molte meno persone lavorano e molte di più non cercano neppure occupazione (per questo si riduce il tasso di disoccupazione, che indica le persone in cerca di lavoro). Questi dati drammatici però non sono del tutto realistici. Purtroppo mostrano un quadro che potrebbe essere ottimistico. Perché in questi mesi il governo ha garantito la cassa integrazione per tutti e imposto un divieto di licenziamento, cosa che nei dati si riflette con un tasso di occupazione che potrebbe essere artificiale. Cioè, un certo numero di posti di lavoro conteggiato nelle statistiche potrebbe essere già sparito nella realtà economica ed emergere tra qualche mese. Se l’economia non riparte, la crisi occupazionale diventerà drammatica e l’autunno sarà molto caldo.