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Dal mare alla vigna. Sarà l'estate dell'enoturismo?

Luciana Rota

Il turismo vinicolo e gastronomico negli ultimi anni è cresciuto continuamente. Le restrizioni imposte dal Covid-19 creeranno meno problemi nelle vigne che altrove. E questo potrebbe rilanciare un settore colpito fortemente dalla pandemia

I confini delle vacanze 2020 si sono ristretti e combaciano con quelli italiani. E allora tanto vale mettersi in viaggio con il nuovo enoturismo, quello che a oggi sembra il trend post Covid19. È la proposta speciale, pronta e accessibile a tutti, con durate variabili, a un’ora dai grandi centri cittadini, per uno o più giorni. Anche perché in ogni regione e provincia italiana il vino c’è, è qualcosa di impossibile da non trovare: tipicità, biodiversità, suggestione ed emozione enogastronomica da cogliere al volo. Non a caso negli ultimi tre anni questa tendenza è diventata un “prodotto turistico”, lo dice il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019 (Gli italiani in viaggio) curato da Roberta Garibaldi.

  

Da questo osservatorio si evince che l'italiano dice di cercare proprio queste esperienze. L’86 per cento dei turisti italiani, a prescindere che si muovano per turismo balneare, di montagna o per business, ha partecipato a cinque o più attività enogastronomiche nel corso di un viaggio (visite in cantina, in azienda agricola etc). E gli italiani preferiscono farlo in Italia. Sicilia e Toscana sono le regioni più amate. Il 92 per cento dei turisti enogastronomici che ha svolto un viaggio con questa motivazione primaria negli ultimi tre anni ha scelto una località del Belpaese.

  

Arriva il nuovo enoturismo italiano. Un prodotto che inizia interessare sempre più operatori e coinvolge tutto il mondo eno-gastronomico che ha sofferto la pandemia. Astemi di viaggi all’estero, gli italiani si ubriacheranno con le nuove proposte delle cantine italiane. Per ripartire davvero. Così, quest’estate che sta per arrivare, al mare si dovrebbe preferire la vigna. Per brindare e degustare, magari anche a legare i tralci e potare. E sino alla vendemmia ne avremo di cose da fare con pic nic organizzati eprelibatezze abbinate al grappolo-calice di vino, magari prenotate nel locale più importante di zona, grazie al delivery: per la salvezza dei ristoratori.

  

C’è un mondo che si sta muovendo: lento, sostenibile e accessibile a tutti, ed è quello dell’ecoturismo e dell’enoturismo. “L’ecoturismo è un’opportunità che abbina qualità alla valorizzazione di territori lontani dai grandi flussi e che sempre più il viaggiatore chiede di poter esplorare con facilità e servizi”, dice Silvia Livoni fondatrice di Terre di Casole Bike Hub, case history di successo di una località toscana che ha abbinato il mondo del vino al mondo della bicicletta.

  

“Sulla scia del Terre di Casole stanno sorgendo altri progetti anche in Romagna e in Lombardia che fanno tesoro di certe opportunità e risultati”, continua Silvia Livoni. “Nasce un laboratorio di innovazione e sostenibilità, coinvolgimento e formazione dell’imprenditoria del territorio che è anche importante opportunità anche per i più giovani”.

 

Il nuovo enoturismo, insomma, non ha perso tempo in questi mesi di lockdown. Regole e leve di comunicazione giuste sono state azionate per ripartire: “Ripartire dal vino e dall’enoturismo, è stato il piccolo grande successo di noi comunicatori e formatori” – spiega Francesco Moneta di The Round Table (coordinatore su questo tema di un corso di tre giorni full digital immersion promosso da Unioncamere Lombardia, aperto operatori dell’accoglienza e alle cantine). “Quando abbiamo lanciato il progetto abbiamo parlato di nuovo enoturismo e di ripartenza e ci siamo accorti che il messaggio positivo, di opportunità immediata ma anche a distanza, ha fatto subito breccia. A tutti i livelli di comunicazione. Ce n’era bisogno. Un bel segnale per tutti”.

 

Il nuovo enoturismo significa, per forza e prima di tutto, nuove regole, linee guida. Impossibile sbagliare. Da Federdoc con i suoi Consorzi, ad Assovini, al Movimento Turismo del Vino con le Donne della Vite: tutti hanno proposto il decalogo per accogliere l’enoturista in modo corretto. Il viaggio esperienza in cantina o in azienda agricola è avvantaggiato su tutti i fronti: ha lo spazio all’aperto, quello più suggestivo, la vigna.  Ha una sala degustazione che di solito è una terrazza che si affaccia su un panorama. Ha una serie di momenti stagionali che rendono la proposta diversa, unica, speciale a seconda della stagione: per vivere la potatura, legatura dei tralci, ad esempio, o la classica vendemmia e pigiatura.

 

Ha un momento conviviale che può essere modulato a seconda delle esigenze del post Covid-19. Ossia: condizioni di sicurezza per la gestione della degustazione, che può essere calibrata anche per pochi alla volta e in spazi aperti, così i percorsi esperenziali e sensoriali non saranno più solo “raccontati” ma anche vissuti in modo autentico. E se accanto al grappolo di uva ci sarà un angolo di sottobosco che profuma di fragoline non sarà così male ritrovare proprio quel sentore nel calice… Più esperienza indimenticabile di così!

  

Al tempo del post Covid19 si pensa a ripartire all’aperto, come annuncia in anteprima Lucilla Ortani del MTV di Lombardia: “Una segnale e una grande ripartenza è trasformare Cantine aperte in “Vigneti aperti”, e sarà l’alternativa per il 2020 che vede il turismo in generale castigato dal Covid19, ma con una proposta in più fra tutte le attività che puntano sulle esperienze turistiche emozionali: l’enoturismo”.

 

Sarà un viaggio che aprirà i cancelli delle vigne, su prenotazione e con un protocollo giusto, prediligendo gli spazi aperti alla cantina con un effetto ancora più autentico. Protagonisti indiscussi saranno i vigneti in Lombardia come in qualsiasi altra regione. “Sempre seguendo tutti i vademecum per la sicurezza e per l’immagine del nostro Bel Paese – dice Lucilla Ortani -  Vigneti Aperti sarà lanciato ufficialmente il 10 giugno, ma partirà dal 20 fino all’8 di novembre data che simboleggia il capodanno agricolo nel weekend di San Martino”.

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