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Per passare dall'emergenza alla ricostruzione servono fiducia e credibilità

Pier Carlo Padoan

Il più grande moltiplicatore di una crisi è la crescita della sfiducia. Combatterla si può, con un’alleanza

Il paese è immerso nell’incertezza, associata a diverse dimensioni. C’è l’incertezza globale, legata alle conseguenze del Covid-19 sull’economia nei paesi avanzati come in quelli in via di sviluppo. C’è l’incertezza legata all’emergenza sanitaria. Ci saranno nuovi focolai? Quando e dove si svilupperanno? C’è l’incertezza legata alle risposte economiche dell’Europa. Come sarà concepito il Recovery fund? Chi ne beneficerà, e in quali forme? Quando si potrà contare sulle nuove risorse? C’è l’incertezza legata alle misure messe in atto dal governo. Sappiamo a quanto ammonterà lo stimolo fiscale previsto dal prossimo decreto ma siamo meno certi dell’impatto che questo avrà sull’economia. Soprattutto c’è incertezza sulla sostenibilità e i contorni di un processo di uscita dal lockdown previsto per le prossime settimane. Quali saranno l’efficacia e la tempestività delle singole misure di sostegno a favore di famiglie e imprese?

 

Questa incertezza diffusa si traduce anche in numeri. Il Documento di economia e finanza indica per il 2020 una crescita negativa superiore all’8 per cento, un deficit superiore al 10 per cento, un debito superiore al 155 per cento. Non sono numeri identificati con le normali procedure di previsione, ma, in analogia con quanto fatto da tutti i previsori, sono costruiti sulle prime informazioni disponibili sull’impatto del lockdown su settori specifici e su indicatori ad alta frequenza come il consumo di energia. Sono tutti numeri da mozzare il fiato per la loro gravità. Potrebbero però essere numeri ottimistici, come suggerisce lo scenario avverso predisposto dal Mef che prevede un riacutizzarsi della pandemia. Ma al di là dello scenario che si materializzerà il messaggio non cambia di molto. L’economia italiana, come quelle della gran parte dei paesi colpiti dalla crisi generata dal coronavirus, andrà in recessione.

 

La speranza è che la durata sia breve e il rimbalzo rapido (a V). Anche in questo caso, non lo sappiamo. Con l’incertezza si convive, ovviamente, ma il problema è che l’incertezza può avere effetti negativi sul comportamento delle economie e quindi innescare un circolo vizioso. Nella misura in cui l’incertezza alimenta la sfiducia produce una rinuncia alla spesa, delle famiglie per consumi di lunga durata, delle imprese, per investimenti. Se c’è incertezza l’effetto del lockdown viene amplificato. Non per mancanza di risorse, ma per mancanza di fiducia.

 

C’è, in altre parole, un antidoto contro l’impatto negativo dell’incertezza: la fiducia. Nel caso specifico, fiducia da parte dei cittadini che le “autorità”, lo stato, le regioni, gli enti locali, le istituzioni e in primo luogo il governo abbiano la situazione “sotto controllo”. In politica, e nella politica economica, la fiducia si conquista con i comportamenti. Che devono essere coerenti con le regole vigenti (anche se si pensa che le regole andrebbero cambiate). E ripetuti nel tempo. E’ così che si costruisce una reputazione.

 

Il problema della crisi in corso è che si tratta di una crisi del tutto unica, per la quale non ci sono veri precedenti (altro che cigno nero!) e, come detto, questo alimenta l’incertezza sulla sua evoluzione e sui modi per combatterla. Malgrado sia una crisi che colpisce assai duramente l’economia non è una crisi economica. Non nasce, come nel 2007, nei meandri dei mercati finanziari (anche se avrà effetti finanziari). Inoltre, paradossalmente, non è una crisi che rischia una carenza di risorse per la sua gestione (neanche per l’Italia!) grazie alla Bce e al rilassamento delle regole europee. La crisi è casomai assimilabile a un evento bellico che richiede risorse, che ci sono ma che devono raggiungere chi ne ha bisogno, ma soprattutto una strategia di ricostruzione credibile e condivisa, su come tali risorse saranno utilizzate.

 

Da questo punto di vista le settimane di fronte a noi saranno cruciali. Saranno quelle in cui il passaggio alla fase 2 deve tradursi in comportamenti che rispettino le norme di sicurezza, per le famiglie e le imprese. E’ qui che entra in gioco la fiducia. Il paese deve avere fiducia in se stesso il che vuol dire fiducia che le regole rese necessarie dalla lotta al coronavirus siano rispettate e efficaci. E’ compito primario della politica introdurre regole efficaci, condivisibili e che conquistino la fiducia dei cittadini. Solo in questo modo si porranno le basi per un passaggio senza rischi dall’emergenza alla ricostruzione.

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