Christine Lagarde (LaPresse)

Lagarde pensaci tu

Mariarosaria Marchesano

Perché i mercati snobbano Fitch e il suo irrituale downgrade. Sperano nel paracadute Bce

Milano. Meno male che c’è la Banca centrale europea che nella riunione di oggi potrebbe decidere di potenziare il piano di acquisti pandemico da 750 miliardi varato a marzo e arrivare a prendere una decisione storica come quella di acquistare direttamente i “titoli spazzatura” dagli stati che dovessero subire un tale declassamento. I mercati credono a quest’ipotesi come si è visto dalla reazione prima indifferente poi addirittura molto positiva delle Borse europee ieri nonostante il downgrade dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Fitch.A a fine giornata, Piazza Affari ha guadagnato il 2,2 per cento e lo spread si è mantenuto stabile con la buona riuscita dell’asta dei btp.

 

Martedì sera, Fitch, violando una consolidata tradizione che vuole che le decisioni sul rating vengano comunicate esclusivamente di venerdì sera, e questo per dare agli investitori il tempo di ricalibrare i portafogli prima dell’apertura dei mercati del lunedì, ha abbassato il merito di credito dell’Italia portandolo a BBB-, cioè appena una tacca sopra il livello di junk bond (spazzatura, appunto) e nel contempo, però, ha migliorato le prospettive da “negative” a “stabili”. Una mossa talmente irrituale e a sorpresa – l’agenzia avrebbe dovuto pronunciarsi non prima di metà luglio – da essere interpretata da qualcuno come un segnale di allarme per la risposta fiscale dell’Unione europea all’emergenza Covid ritenuta insufficiente. Con queste premesse, il consiglio direttivo della Bce assume ancora più rilevanza perché, come spiegano gli analisti di Bofa-Bank of America, in questo momento la Banca centrale europea “è la colla che deve tenere tutto insieme” in un’Europa in cui “la periferia, a quanto pare, è lasciata fuori al freddo per gran parte del 2020”. L’idea che si sta facendo largo, dunque, è di una Bce dall’azione “salvifica” in attesa che vengano attivati gli strumenti già potenzialmente pronti (Mes, Bei e Sure) per contrastare una recessione che quest’anno potrebbe costare l’8 per cento del pil europeo e, soprattutto, in attesa che la Commissione trovi un accordo su come strutturare il Recovery Fund tra prestiti e contributi a fondo perduto.

 

Dopo la gaffe sugli spread sovrani dello scorso marzo, la presidente Christine Lagarde ha tenuto un profilo mediatico basso ma ha aumentato il suo impegno nel sostenere i paesi che, come l’Italia, sono costretti a emettere più debito pubblico per affrontare l’emergenza Covid. Un impegno riconosciuto, dopo settimane di freddezza con l’Eurotower, anche dal capo del Mef, Roberto Gualtieri, quando dice che proprio gli interventi adottati dalla Bce già dalla seconda metà di marzo hanno riportato condizioni sicuramente migliori sui mercati e quando, stizzito dal downgrade, osserva che Fitch “non considera adeguatamente l’orientamento strategico della Bce”. Ma fino a che punto è disposta a spingersi la Bce di Lagarde nel ruolo di lanciatore di paracadute alla periferia dell’Europa? Le attese sono alte, ma con diverse sfumature.

 

Per Bofa c’è da aspettarsi sicuramente un potenziamento del piano di acquisti denominato Pepp, ma allo stesso tempo, la banca d’affari americana ritiene che non sia questo il momento di un ulteriore, forte, annuncio da parte della Bce – con un numero ad effetto come 1000 o 1500 miliardi rispetto ai 750 attuali - che potrebbe avvenire più verso la fine del secondo o del terzo trimestre. Se anche solo il 60 per cento dell’attuale impegno di acquisto fosse rivolto ai titoli di stato, questo sarebbe sufficiente – secondo Bofa - per assorbire una consistente quantità di deficit generati dai paesi che stanno cercando di contrastare gli effetti della pandemia.

  

Per Thomas Hempbell, capo della ricerca macroeconomica di Generali Investments, la Bce si trova oggi “nuovamente ad affrontare il compito di alleviare le pressioni sui titoli sovrani e sulle imprese, senza, però, togliere ai leader Ue la responsabilità di progredire nella costruzione del Recovery Fund”. Perciò, dopo aver già la scorsa settimana deciso di accettare i junk bond come garanzie offerte dagli stati nelle operazioni di negoziazione, Lagarde potrebbe fare un ulteriore passo includendo tali obbligazioni direttamente nel suo programma di acquisto di asset.

 

Per l’Italia sarebbe fondamentale poter contare su questa possibilità considerando che l’8 maggio è atteso il giudizio di un’altra agenzia di rating, Moody’s, per la quale il debito italiano si trova già di una sola tacca sopra il livello di junk bond (Baa3) e che un eventuale declassamento lo porterebbe nel girone dei titoli non più acquistabili dagli investitori istituzionali. E Roma senza un paracadute è una prospettiva che in Europa che non dovrebbe far piacere a nessuno. La palla passa ora nel campo della Bce.

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