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A Roma calano i prezzi delle case. Resiste solo il lusso

Maria Carla Sicilia

In centro e nei quartieri di pregio il valore degli immobili ha recuperato quota. “Servono interventi di rigenerazione urbana”, dice il presidente dei costruttori romani Nicolò Rebecchini

Nella città dei trasporti pubblici che non funzionano e della spazzatura abbandonata a bordo strada le quotazioni immobiliari continuano a scendere, con una sola eccezione: il mercato del lusso. Nel ritratto in chiaroscuro tracciato dall'ultimo rapporto di Nomisma, presentato martedì nella sede dell'Associazione dei costruttori di Roma e provincia (Acer), c'è infatti un dato in controtendenza che riguarda proprio i quartieri più prestigiosi della Capitale, quelli in cui i prezzi medi delle abitazioni vanno da un minimo di 6.300 euro ad un massimo di 16.000 euro al metro quadro. Tra le strade dei Parioli, dell'Aventino, di Monte Mario e del quartiere Trieste il valore degli immobili ha recuperato quota, così come nelle zone più centrali ed esclusive, Fontana di Trevi e Piazza di Spagna, lasciando intravedere una ripresa che secondo gli addetti ai lavori può essere trainante per tutta la città. Non lo esclude Luca Dondi dall’Orologio, amministratore delegato Nomisma, secondo cui “appare verosimile che, come rilevato in altre grandi città, il segmento di pregio si comporti da anticipatore della ripresa del mercato immobiliare di Roma che, ancora oggi, nel complesso sconta un ritardo rispetto ad altri contesti”.

 

Eppure, nonostante tutto, i dati raccolti da Nomisma ci dicono che Roma è ancora il primo mercato italiano per numero di compravendite di abitazioni, con oltre 33mila transazioni concluse nel corso del 2019, il 4,7 per cento in più rispetto all'anno precedente. Vendere casa in media non è stato conveniente, ma acquistare sì, soprattutto nei quartieri più accessibili e nelle periferie, dove il gap con il centro è aumentato in termini di servizi e di quotazioni, tanto che il valore degli immobili è sceso del 3,6 per cento su base annua, contro un calo medio dell'1,8 per cento. “Occorre coinvolgere anche le zone 'non di pregio' nella ripresa immobiliare, attraverso progetti di rigenerazione, utilizzando modelli innovativi che consentano, in tempi rapidi, il superamento dell’attuale stato di degrado di importanti porzioni di territorio, restituendo ai cittadini migliori condizioni di vita e favorendo i processi di integrazione sociale”, ha detto Nicolò Rebecchini, presidente di Ance Roma – Acer. La città sconta il limite di avere un patrimonio edilizio molto vecchio, su cui c'è bisogno di interventi capaci di restituire valore e recuperare le carenze legate alla sicurezza, sotto il profilo delle norme sismiche, e della sostenibilità ambientale. Pesano la mancanza di prodotti nuovi disponibili e i pochi permessi di costruire. Secondo i dati presentati ieri, l'85 per cento delle abitazioni è risale a prima degli anni Novanta.

 

Secondo Nomisma e Acer, intervenire sul segmento immobiliare più vecchio può essere un'opportunità per l'intera città. Dalla nicchia del lusso e dai casi di studio presentati si possono trarre alcuni suggerimenti riguardo a ciò che il mercato apprezza di più, e cioè soluzioni su misura anche per gli interni, con terrazze, giardini privati e box auto, abitazioni con facilities in dotazione, come strumenti di domotica, case con stili d'arredo contemporanei e certificazioni di qualità in termini di sostenibilità ambientale. Piacciono i quartieri residenziali verdi, vicini ai servizi e alla rete di trasporto, scelti per soddisfare una domanda ad uso familiare e in parte anche esigenze di investimento.

 

“È necessaria una politica che si occupi del tema della rigenerazione urbana”, ha detto Rebecchini. In ballo ci sono investimenti per 4,6 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi generati dal residenziale e 2,1 miliardi dal terziario. Una cifra importante, che vale però la metà rispetto ai progetti di sviluppo destinati a Milano, pari a 9,6 miliardi. “Un disallineamento economico che caratterizza da sempre queste due realtà territoriali – ha continuato il presidente Ance Roma – Acer – La sistemica sinergia tra i diversi livelli istituzionali e la conseguente continuità amministrativa ha favorito la città milanese rispetto a quella romana: è arrivato il momento di farne virtù, abbandonando il clima troppo spesso rissoso tra le forze politiche".

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