La sede di NordLb a Hannover, in Germania (foto LaPresse)

Perché il salvataggio della banca tedesca NordLb non è replicabile in Italia

Mariarosaria Marchesano

Non regge la nuova polemica sul presunto “doppiopesismo” di Bruxelles quando si tratta di valutare interventi a favore degli istituti di credito

Milano. Il via libera della Commissione europea al salvataggio della banca dei Lander tedeschi NordLb – arrivato nel bel mezzo dello scontro politico sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità – ha subito riacceso la polemica sul presunto “doppiopesismo” usato da Bruxelles quando si tratta di valutare interventi a favore degli istituti di credito. In molti hanno notato la differenza di trattamento con la vicenda Tercas quando, nel 2015, l’intervento del Fondo interbancario a favore della banca di Teramo fu giudicato un aiuto di stato con una decisione che poi è stata sconfessata integralmente dalla Corte di giustizia europea (ma solo dopo che gli effetti sui risparmiatori avevano avuto modo di manifestarsi).

 

 

Interpellata proprio sulla differenza di trattamento con Tercas, la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager ha spiegato che il salvataggio di NordLb con soldi pubblici – per un totale di 3,6 miliardi di euro tra ricapitalizzazione e altri rinforzi patrimoniali – non infrange le norme sul divieto degli aiuti di stato poiché le operazioni saranno effettuate alle stesse condizioni che un operatore privato avrebbe accettato. Tradotto in parole povere, il via libera a NordLb non deve e non può diventare una regola generale per il trattamento delle crisi bancarie all’interno dell’Unione europea che, al contrario, decide “caso per caso”. Queste parole potrebbero non essere bastate a spegnere, tra i sostenitori dell’intervento pubblico, la speranza che d’ora in poi Bruxelles si predisponga con maggiore benevolenza nei confronti dell’Italia che deve gestire alcune partite delicate – come per esempio l’uscita dello stato dal capitale di Banca Montepaschi. Ma sarebbe un’illusione. “L’approccio che la Commissione ha utilizzato nel salvataggio di NordLb non è replicabile in Italia – spiega al Foglio Mario Comana dell’Università Luiss, dove insegna Economia degli intermediari finanziari e studia i problemi legati alla gestione bancaria – In questo caso il salvataggio si fonda sul sistema di finanza regionale tedesco che nel nostro paese non esiste. Le regioni non hanno né le risorse né le competenze necessarie per intervenire a sostegno delle banche”. Dunque, l’esistenza del presupposto dell’aiuto di stato viene valutato nella singola situazione e sarebbe fuorviante ipotizzare che il governo italiano possa decidere lo scorporo di 11 miliardi di crediti deteriorati per Mps o la creazione di una rete di salvataggio per la Popolare di Bari senza un preventivo e pieno accordo con la Commissione europea. Nel caso dell’istituto tedesco, i Land della Bassa Sassonia e della Sassonia Anhalt, che ne sono azionisti, hanno ottenuto l’autorizzazione a intervenire, insieme con il fondo interbancario delle landesbank, sia attraverso l’apporto di capitali sia fornendo garanzie patrimoniali. E questo perché l’operazione è avvenuta a condizioni di mercato.

 

Un piano di soccorso che, comunque, non ha mancato di provocare la reazione del partito liberale tedesco (Fdp), secondo il quale esiste il rischio che NordLb diventi “un pozzo senza fondo”. Ma alla fine come va interpretato il salvataggio statale della banca tedesca? Comana, pur ritenendo che sarebbe un grave errore valutare tale decisione come un lasciapassare all’intervento statale nelle crisi bancarie, ammette che “siamo di fronte a un segnale politico importante. In futuro la Commissione europea potrebbe interpretare in modo meno letterale le norme sugli aiuti di stato. Ma le condizioni ideali per gestire le crisi del credito ci saranno solo con l’unione bancaria e le polemiche in corso in Italia non favoriscono questo percorso che porterebbe a creare il terzo pilastro dell’Europa unita”. Secondo l’economista, mentre il fondo salva stati è basato su un meccanismo di condivisione del rischio che sarebbe pretestuoso e inesatto etichettare come dannoso per l’Italia, il vero punto critico è rappresentato dall’assicurazione europea sui depositi. “Le posizioni di Italia e Germania su questo punto sono distanti: prima di condividere i rischi, i tedeschi vorrebbero che le banche italiane rendessero ancora più solidi i loro bilanci”. Insomma, bisogna continuare sulla strada del risanamento che ha portato l’agenzia di rating Moody’a a migliorare l’outlook da negativo a stabile. “E tutti, infine, dovrebbero comprendere che salvaguardare le banche equivale a tutelare i risparmiatori”, conclude Comana.

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