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Per Visco la riforma del Mes “è un passo nella giusta direzione”

Il governatore della Banca d'Italia smentisce le manipolazioni del fronte sovranista che gli aveva attribuito il ruolo di oppositore alla revisione del trattato sul fondo salva stati

C'è Luigi Di Maio che su Facebook chiede tempo per rivedere il testo del Mes: “Per noi bisogna rinviare: così com'è non va bene, perché espone l'Italia e gli italiani a dei rischi troppo alti. Questa firma ci impegnerà per i prossimi 50 anni. Finché non avremo la certezza al 200 per cento che l'Italia sarà al sicuro, non apporrò nessuna firma”. C'è Mario Centeno, presidente dell'Eurogruppo, che rimanda al mittente dubbi e richieste di rinvio: “Non vediamo ragione per cambiare testo”. E c'è il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco che in audizione alla Camera cerca di analizzare la situazione, smentendo così il fronte sovranista che gli aveva attribuito il ruolo di oppositore alla revisione del trattato sul fondo salva stati. Visco spiega che “la proposta di riforma dell’Esm segna un passo nella giusta direzione, soprattutto perché introduce il backstop al Fondo di risoluzione unico. Sul fronte del sostegno ai paesi in crisi la riforma non cambia la sostanza del Trattato attualmente in vigore. Viene confermata l’esclusione di qualsiasi automatismo nelle decisioni circa la sostenibilità dei debiti pubblici e di un eventuale meccanismo per la loro ristrutturazione”. Insomma, nulla di significativo cambia, e non c'è nessun pericolo che accada ciò che in Senato aveva raccontato Matteo Salvini, che aveva bofonchiato un “state riducendo l'Europa a un centro commerciale dove guadagna chi ha già. La ristrutturazione del debito pubblico vuol dire che viene taciuto un intervento nottetempo sui conti correnti degli italiani”. 

 

 

Visco ammette che “la proposta è evidentemente il risultato di un compromesso tra i timori di chi da sempre avversa passi in avanti nella condivisione dei rischi e quelli opposti di chi paventa un rinvio ingiustificato dei progressi verso una ‘autentica Unione economica e monetaria’”. Ma proprio per questo, “il modo migliore per convincere tutti dell’utilità della riforma è usarla come punto di partenza per riprendere con convinzione il percorso di integrazione europea”. Proprio per questo, sottolinea il governatore della Banca d'Italia “va ripresa la discussione sulla possibilità di introdurre una capacità di bilancio comune in grado di affiancare la politica monetaria nel compito di stabilizzare l’area dell’euro; ciò consentirebbe di affrontare fluttuazioni cicliche, anche pronunciate, senza vanificare gli sforzi compiuti fino a quel punto nei singoli paesi per ridurre il rapporto tra debito e prodotto”.

 

Integrazione europea che necessita di una duplice accelerazione. Da un lato verso l'“unione del mercato dei capitali”, in modo da arrivare a un “titolo comune di debito sovrano, che sostituisca una parte dei titoli nazionali in circolazione e possa svolgere il ruolo di safe asset assegnato ai titoli di Stato in tutte le altre principali economie”. Dall'altro nel completamento “dell’unione bancaria con un più efficace meccanismo di gestione delle crisi di tutti gli intermediari, anche quelli medio-piccoli, e con una vera assicurazione comune sui depositi, che garantisca eguale protezione ai risparmiatori indipendentemente dal luogo in cui opera la loro banca”.