La lettera beffarda al made in Italy

Redazione

Caro Di Maio, difendere le agro-eccellenze dai dazi vuol dire ratificare il Ceta

È una lettera che suona beffarda quella inviata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, alle imprese italiane dell’agroalimentare e dell’abbigliamento colpite dai dazi americani. “Comprendo bene le preoccupazioni di tutto il settore – dice Di Maio – difenderemo con tutte le nostre forze le imprese italiane”, ha scritto mettendosi al servizio delle aziende che “creano valore in Italia esportando in tutto il mondo le eccellenze del made in Italy” da neo responsabile per il commercio Estero.

 

Il servizio reso in questi anni dal M5s e da Di Maio alle eccellenze italiane è stato inqualificabile tra opposizione ai trattati internazionali di libero scambio con ogni area, da quello con gli Stati Uniti (il Ttip) a quello con il Canada (il Ceta). Per non parlare della magnificata vendita di arance alla Cina, la sponda sbagliata per promuovere le “eccellenze”. È negli Stati Uniti che l’Italia esporta 4 miliardi di prodotti agricoli e alimentari su 42 miliardi totali. È lunga la lista dei prodotti colpiti dai dazi americani dopo la vittoria della disputa su Airbus degli Stati Uniti in sede di Wto: dal Pecorino romano al Parmigiano reggiano, dal provolone al prosciutto fino all’olio d’oliva. Se gran parte del mondo agricolo, Coldiretti in testa, e quasi tutto quello politico dalla Lega alla sinistra con il M5s a dettare la linea si fossero fatti promotori in Italia e in Europa del Ttip e non stessero ancora combattendo contro il Ceta non saremmo a questo punto.

 

Il ministro per le Politiche agricole Teresa Bellanova ha ragione da vendere nel chiedere ora la ratifica – come hanno fatto Austria, Repubblica ceca, Estonia, Spagna, Portogallo, Danimarca, Croazia, Lituania, Lettonia, Malta, Svezia, Finlandia, Regno Unito e Francia – di un accordo che abbatte i dazi del 99 per cento. Il Ceta è in vigore ma la ratifica del Parlamento assicurerebbe la tutela per 173 denominazioni, come Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Aceto balsamico di Modena, prosciutti di Parma e San Daniele e altri. Senza ratifica e mea culpa da parte dei protezionisti di ieri e di oggi, qualsiasi lettera risulta beffarda.

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