foto LaPresse

Le tasse non sono ecologiche

Il governo e il rischio di politiche ambientali costruite contro il ceto medio

Il governo ha deciso di caratterizzare la propria iniziativa anche in campo economico con una accentuazione delle tematiche ambientaliste. Fin qui tutto bene, si direbbe. Ma se si guardano le misure proposte concretamente si vede che si tratta di aumentare i balzelli (riducendo gli sconti esistenti) per i camionisti e i contadini, oltre ad altre categorie di utenti, e di aumentare per tutti il prezzo del gasolio. Misure “ecologiche” di questo tipo furono adottate l’anno scorso dal governo francese e questo diede l’avvio al movimento di protesta dei gilet gialli, allora applaudito da Luigi Di Maio. Ora che il nuovo governo italiano ha ristabilito, lodevolmente, eccellenti relazioni con quello francese, farebbe bene a farsi spiegare da lui come evitare di ripetere i suoi errori.

 

Peraltro bisogna tener conto del pericolo di una rivolta dei camionisti che bloccherebbe il traffico e i rifornimenti, o di una protesta dei coltivatori che diventerebbe carburante per la campagna antigovernativa della Lega e in generale dell’opposizione. È proprio un detonatore di questo tipo che manca a Matteo Salvini, che difficilmente può creare un movimento di massa su tematiche come quella contro il ritorno a meccanismi elettorali proporzionali. Un’agitazione di ceti sociali e di categorie strategiche fornirebbe la massa di manovra e le motivazioni per portare l’opposizione dal Parlamento alle strade. L’effetto economico di questi provvedimenti è tutto sommato modesto, la loro efficacia ecologica piuttosto discutibile, il che rende l’intera operazione difficilmente giustificabile. Ottenere il consenso dei fan di Greta dando l’impressione di farla pagare a ceti popolari di lavoratori ha il senso di una scelta snobistica ed elitaria, con l’effetto di dare alla protesta populista una base popolare. È quello che capita quando si pensa di affrontare problemi complessi con qualche misura estemporanea e affrettata, segnata più dalla volontà di un’affermazione ideologica che dalla capacità di governare processi epocali attraverso la costruzione di processi politici ed economici costruiti razionalmente e capaci di ottenere consenso.

 

C’è ancora tempo per ripensarci e bisognerebbe proprio farlo.