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Lo spread segna -60 dall'inizio della crisi. Ai mercati piace il governo giallo-rosso

Mariarosaria Marchesano

Il differenziale a 150 punti base e il rendimento dei Btp a 0,82 per cento. La Borsa di Milano festeggia con un rialzo dell'1,7 per cento

Milano. Sessanta punti di spread in meno dall'inizio della crisi politica aperta da Matteo Salvini a Ferragosto. Così il governo giallo-rosso che sta per nascere sotto la guida di Giuseppe Conte viene accolto dai mercati, che festeggiano una prospettiva di stabilità per l'Italia. Il principale elemento di incertezza alla costituzione del nuovo esecutivo – cioè il voto sulla piattaforma Rousseau – è caduto ieri e il differenziale con il Bund, già in costante declino nelle ultime settimane, è sceso stamattina a 150 punti base (rispetto ai 210-215 di metà agosto) con i rendimenti dei Btp calati allo 0,82 per cento. Il rischio geopolitico legato all'Italia si sta, dunque, ridimensionando agli occhi degli investitori come dimostra anche la rinnovata fiducia verso Piazza Affari, che a metà mattina è in rialzo dell'1,7 per cento, la migliore tra le Borse europee, tutte positive in vista di un possibile rinvio della Brexit.

  

Quanto durerà quest'apertura di credito considerando che ci sono passaggi ancora difficili da superare – la nomina della squadra dei ministri e il primo banco di prova del programma Pd-Cinque stelle rappresentato dalla legge di Bilancio 2020 – è tutto da verificare. Intanto, l'umore degli operatori di mercato è favorevole, e questo è un fatto. Ieri la banca d'affari americana Bofa Merrill Lynch – quando ancora la riduzione dello spread era più contenuta rispetto ad oggi – osservava in un report che i buoni del tesoro italiani a 10 anni sono passati da un rendimento superiore al 3,5 per cento alla fine dello scorso anno a meno dell'1 per cento: “Supponendo che l'intero stock venga gradualmente rifinanziato con aliquote inferiori, il che equivarrebbe a un risparmio fiscale di circa 50 miliardi di euro”. Una prospettiva ottimista, ma concreta per il nuovo governo che dovrà dare prova di meritare la fiducia dei mercati nei tempo e di cogliere il momento favorevole. 

  

La principale aspettativa, come spiegano gli analisti, è di una maggiore responsabilità fiscale di questa compagine governativa rispetto a quella giallo-verde. La sfida sarà quella di evitare l'aumento dell'Iva dal 22 al 25 per cento con l'attivazione delle clausole di salvaguardia che si potrebbe rendere necessaria per far quadrare i conti della prossima manovra economica. Un'ipotesi sicuramente da evitare, vista l'economia stagnante e i rischi al ribasso. Come spiega Lorenzo Codogno, ex capo economista del Mef in una sua recente analisi, “sulla carta il nuovo governo dovrebbe essere più responsabile dal punto di vista fiscale, ma sarà sottoposto a un'enorme pressione per evitare qualsiasi austerità fiscale”. In pratica, quello che non è ancora chiaro è come faranno due forze di governo così diverse nel loro approccio economico a favorire le riforme necessarie ad affrontare i problemi di produttività e crescita di lunga data di cui l'Italia soffre.