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Il prezzo del consenso

Redazione

L’aumento dell’Iva può far deragliare la posticcia fiducia dei consumatori

Le prospettive per l’economia italiana stanno migliorando, secondo un sondaggio tra aziende e consumatori. Ma gli indicatori economici non danno molti indizi sul perché il loro ottimismo sia in aumento viste le previsioni di crescita zero. Secondo un sondaggio dell’istituto di ricerca Nielsen per la grande distribuzione la fiducia dei consumatori italiani è in aumento di un punto nel secondo trimestre rispetto al primo (a 69 punti) benché pur sempre sottotono rispetto al continente europeo dove sale di quattro punti percentuali (a 87 punti). L’ottimismo dei consumatori italiani, in fondo, è relativo dal momento che solo il 25 per cento ritiene che la prima parte dell’anno fosse un momento buono per fare acquisti (nel primo trimestre era il 23 per cento), la percentuale di chi pensa che il paese sia in recessione resta alta al 78 (contro l’89 precedente) e il 22 per cento pensa che il paese “uscirà dalla crisi” entro la fine dell’anno.

 

Una volta coperte le spese essenziali (bollette, rate del mutuo, affitti, ecc.), è il 44 per cento degli intervistati a volere utilizzare il denaro restante come risparmio, dice il sondaggio Nielsen, perché la preoccupazione per lo stato dell’economia è al primo posto segnalando uno stato di incertezza. Una incertezza giustificata: ancora non è chiaro come il governo riuscirà a evitare un aumento dell’Iva con la prossima legge di Bilancio. Un aumento delle imposte indirette può avere un impatto diretto sulla propensione al consumo, che le aziende possono mitigare solo in parte efficientando i processi produttivi per non scaricare maggiori costi sui clienti finali. Nel Documento di economia e finanza sono previsti oltre 50 miliardi di maggiori entrate dall’aumento dell’imposta sui consumi e dalle accise nei prossimi due anni. Né Matteo Salvini né Luigi Di Maio hanno spiegato come avverrà l’eliminazione annunciata di questo aumento che è già legge. Arriverà il momento in cui gli italiani, come il governo, faranno i conti e anche la fiducia delle famiglie nell’economia – e nel governo – sarà condizionata dall’aumento dei prezzi o del deficit.

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