Progetto (un po' meno) Italia?

Redazione

L’alea di Natixis in Salini può ritardare il “campione nazionale” dei costruttori

La creazione di un “campione nazionale” delle costruzioni, il “progetto Italia”, potrebbe anche essere più lunga della scadenza del 1° agosto prospettata da Salini Impregilo, la compagnia promotrice del consolidamento di un settore in difficoltà. L’alea è dovuta alla possibilità che la banca d’affari francese Natixis diventi in futuro socio rilevante di Salini.

   

La presenza eventuale dell’operatore bancario d’Oltralpe deriva dal fatto che le azioni di Salini sono in pegno a Natixis per via di un prestito pregresso (in gergo si tratta di un “margin loan”) che, se non garantito o restituito in altro modo assegnerebbe a Natixis una quota probabilmente affatto marginale della società italiana. Salini è tra i primi venti operatori delle costruzioni a livello europeo, l’unico in grado di fare da aggregatore di altri concorrenti nazionali in difficoltà, a partire da Astaldi, in concordato preventivo, che vorrebbe rilevare. Nel 2018 cinque delle prime dieci aziende del settore hanno dichiarato lo stato di crisi (oltre ad Astaldi, Condotte, Cmc, Grandi Lavori Fincosit e Trevi che è di Cassa depositi e prestiti).

 

Il “progetto Italia” prevede il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti e di banche nazionali per garantire a Salini un aumento di capitale in modo da procedere ad acquisizioni di soggetti in difficoltà, legati a una filiera lunga che arriva a 830 mila imprese compreso l’indotto. Una “operazione di sistema” aperta ai soggetti che vogliano creare un “campione nazionale” con la volontà di competere, proprio grazie alla concentrazione del settore, con i maggiori colossi europei come la francese Vinci, ovvero il primo operatore continentale per fatturato.

 

L’ingresso di una banca francese nel progetto italiano non sarebbe solo una contraddizione semantica, tale da fare cambiare nome al piano (“Progetto Napoleone”?), perché – senza tifare per operazioni di “bandiera” – è legittimo chiedersi, nella sostanza, in quale modo un socio rilevante francese potrà assicurare l’ambizione dei costruttori italiani di fare concorrenza ai campioni d’Oltralpe.

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