Foto LaPresse

Motivi per non correre sul salario minimo

Il ministro Di Maio vuole accelerare e convoca i suoi, ma le audizioni alla Camera suggeriscono cautela. Per l'Ocse "non è la soluzione ai problemi del lavoro", mentre l'Istat parla di 4,3 miliardi di costi per le imprese

Mentre il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha chiamato a raccolta i suoi fedelissimi e alcuni tecnici per accelerare sulla definizione della legge sul salario minimo, in Commissione alla Camera le prime audizioni sullo stesso argomento suggeriscono al governo di rallentare. Il primo avvertimento ai deputati arriva da Andrea Garnero, economista presso il dipartimento Lavoro e Affari sociali dell'Ocse, secondo cui il salario minimo "non è la soluzione alla questione salariale o ai problemi del mercato del lavoro italiano. E' uno strumento molto preciso, legittimo, interessante, con alcune potenzialità ma anche ovviamente con alcuni limiti". Uno di questi riguarda il fatto che si tratterebbe di una cifra "troppo alta – ha detto Garnero – sia rispetto ai salari minimi degli altri paesi, sia in parità di potere d'acquisto, sia rispetto al salario mediano in Italia (poco più di 11 euro)". Si tratterebbe insomma del "salario minimo lordo più elevato tra i paesi dell'area Ocse". 

              

Uno dei risultati sarebbe quello di fare crescere la spesa per le pubbliche amministrazioni. Secondo il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, si tratterebbe di circa 700 milioni, tra la maggiorazione dei costi di beni e servizi (472 milioni) e quella dei beni intermedi (226 milioni). Una cifra che potrebbe essere ridimensionata, ricorda Blangiardo, considerando che il salario sarebbe parzialmente assoggettato a Irpef e Irap. Di altro tenore, l'aggravio per le imprese, che sarebbe di 4,3 miliardi di euro. Un costo che, "se non trasferito sui prezzi, porterebbe a una compressione di circa l'1,2 per cento del margine operativo lordo e allo 0,5 per cento del valore aggiunto". 

   

Sarà anche per questo che Di Maio starebbe pensando di portare sul tavolo della prossima legge di Bilancio una proposta sulla riduzione del cuneo fiscale per le imprese. Così, ha fatto sapere il ministro oggi nel corso della riunione, le due proposte sul salario e sulla riduzione del cuneo saranno parallele.

    

C'è poi da chiarire quanto larga sarebbe la platea dei beneficiari. Secondo Blangiardo si tratta di 2,9 milioni di lavoratori, in linea con quanto previsto anche dal governo e dal ministro Di Maio. A sentire Paola Nicastro, direttore generale dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche, si tratterebbe invece di 12,7 milioni di persone, tra lavoratori dipendenti a tempo pieno (10,4 milioni) e a tempo parziale (2,3 milioni). 

Di più su questi argomenti: