Il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker (foto LaPresse)

L'Italia verso la procedura d'infrazione

Mariarosaria Marchesano

Atteso il verdetto della Commissione Ue che pubblicherà anche un ampio rapporto sullo stato delle finanze pubbliche. La decisione finale nella seduta di luglio del Consiglio europeo

Milano. Finché le regole europee sono quelle che sono, i paesi membri dell'Unione sono tenuti al rispetto del principio in base al quale il debito pubblico deve essere progressivamente contenuto. Perciò sembra ormai inevitabile per l'Italia andare incontro a una procedura di infrazione per eccesso di debito - in rapporto con il prodotto interno lordo - relativamente al bilancio dello stato per il 2018. Dovrebbe andare in questa direzione la risposta della Commissione europea, attesa per oggi. Una risposta che, per ora, non produrrà alcun intervento concreto visto che la procedura potrà essere decisa solo dal Consiglio europeo nella riunione prevista per i primi giorni di luglio. Dunque, l'ultima parola spetta ai paesi membri, che giudicheranno anche in base alla relazione approfondita sullo stato delle finanze italiane che sarà pubblicata oggi a Bruxelles.

Ma le parole il commento rilasciato dal commissario al Bilancio, Guenther Oettinger, alla televisione tedesca N-tv non lasciano spazio a molte interpretazioni: “Se i numeri verranno confermati, non potremo sottrarci alla procedura d'infrazione. L'Italia non dovrebbe diventare un rischio per l'Eurozona”. 

 

Il punto in discussione è che non solo nel 2018 è aumento il rapporto deficit-pil (132,2 per cento rispetto al 131,4 per cento del 2017), ma è cresciuto anche il deficit strutturale mentre il governo si era impegno a ridurlo dello 0,3 per cento. Dunque, o si procede a una manovra correttiva della legge di di Bilancio, che però l'attuale maggioranza tende ad escludere, oppure scatta l'infrazione con la relativa multa. C'è un tema di “qualità” della manovra approvata a dicembre dal governo gialloverde basata quasi esclusivamente su misure che non attivano investimenti pubblici o privati che servirebbero per stimolare la crescita dell'Italia (che a differenza di altri paesi non è mai riuscita a recuperare i livelli precedenti alla crisi del 2008), ma su misure che aumentano la spesa pubblica come reddito di cittadinanza e Quota 100. Come spiegano diversi osservatori economici da tempo, il problema non è tanto lo sforamento dei limiti fiscali ma il perché vengono sforati. 

 

Quello che chiede l'Italia all'Europa non è una maggiore flessibilità di bilancio per contrastare un ciclo economico avverso, ma per alimentare provvedimenti che vanno nella direzione di un aumento del rapporto deficit-pil duraturo nel tempo. Una valutazione di merito che viene fatta anche dai mercati, che finora hanno bocciato la politica economica di Roma e che proprio per questo hanno già in parte scontato la prospettiva di un'eventuale procedura d'infrazione. Ma solo in parte, perché da oggi si avranno i dettagli di uno scenario complesso e del possibile braccio di ferro tra Roma e Bruxelles che potrebbe avere anche risvolti politici riguardo alla permanenza dell'Italia all'interno dell'Unione europea. 

 

In questo contesto, i mercati sono molto volatili, con lo spread che, dopo aver superato i 290 punti base nei giorni scorsi è poi sceso di quasi venti punti e oggi viaggia sopra la soglia di 270 punti base. Gli indici di Piazza Affari hanno aperto intorno parità, segno che gli investitori sono alla finestra, ma poi hanno cominciato a flettere verso il basso. Secondo un'analisi di WM Ubs “le trattative per il bilancio 2020 si aggiungono alle tensioni governative. Le ricadute delle elezioni europee, che hanno visto i voti per la Lega raddoppiare rispetto alle elezioni dello scorso anno rispetto al crollo del M5S, hanno iniziato a far sentire i primi effetti. Lo spostamento dei numeri degli scrutini nell'ultimo anno implica che la coalizione di centro-destra potrebbe raggiungere la maggioranza del governo in caso di elezioni”. In tale scenario, la reazione del mercato potrebbe essere positiva perché ci sarebbe una prospettiva di stabilità, ma la campagna elettorale potrebbe alimentare ulteriormente l'incertezza.