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Con i minibot l'Italia fa un passo verso l'uscita dall'euro

Luciano Capone

Votati all’unanimità. Per l’ideologo Borghi (Lega) sono “una maniera subdola per introdurre un’altra moneta”

Roma. Martedì la Camera ha approvato all’unanimità – e con il parere favorevole dell’esecutivo – una mozione che impegna il governo a pagare i debiti della Pubblica amministrazione “anche attraverso titoli di stato di piccolo taglio”: i cosiddetti “minibot”. In pratica maggioranza e opposizione, chi in maniera consapevole e chi del tutto inconsapevolmente (e forse è questo l’aspetto più grave), hanno spinto l’Italia verso la porta d’uscita dall’euro. Parliamo pur sempre di una mozione, che al momento non ha alcuna efficacia, ma gli investitori hanno registrato il segnale – che arriva in un periodo di incertezza e forti attacchi alle regole europee – portando lo spread oltre i 290 punti.

    

La tensione sui mercati ha costretto il ministero dell’Economia a smentire l’ipotesi minibot: “Non c’è nessuna necessità né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di stato di piccolo taglio, per fare fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane”. Il problema è che il governo aveva espresso parere favorevole, ma a quanto pare – pur essendo materia di competenza del Tesoro – il ministero dei Rapporti con il Parlamento non aveva informato Via XX Settembre. Ma perché la questione è così delicata? Cosa sono i “minibot”? Se lo stato deve i suoi debiti pagare emettendo dei bond, perché non vende sul mercato normali Btp e paga i creditori con il ricavato in euro?

    

La peculiarità dei “minibot”, di cui si è occupata anche la Banca d’Italia per descrivere i limiti del quadro normativo, è che sono bond di piccolo taglio da scambiare come banconote, diventando così una sorta di moneta parallela. Secondo il suo ideatore, il responsabile economico della Lega Claudio Borghi, i “minibot” sono il primo passo verso l’Eurexit: “E’ un espediente per uscire in modo ordinato, una specie di ruota scorta – ha dichiarato in passato – Nel momento in cui si decide di uscire, il minibot diventerà il contante della nuova moneta”. Borghi presentò per la prima volta l’idea nel 2012, al convegno “Goofynomics” organizzato dal leghista No euro Alberto Bagnai, descrivendo i minibot come “una maniera subdola per introdurre fintamente un’altra moneta”. E più recentemente, nel 2017, ha ribadito il concetto al convegno “Oltre l’euro” alla presenza di Matteo Salvini: “Avremmo una moneta in circolazione che poi potrebbe diventare la nostra”. Naturalmente di questa operazione “subdola” se ne sono accorti i mercati, che ricordano un tentativo analogo da parte di Yanis Varoufakis per condurre la Grecia fuori dall’euro. Non se ne è invece resa conto l’opposizione. Silvia Fregolent, capogruppo dem in commissione Finanze, ribadisce la contrarietà del Pd ai minibot e ammette la leggerezza: “Mi assumo la responsabilità di avere sottovalutato il testo, volevamo approvare una mozione unitaria sui debiti della Pa – dice al Foglio – Ne parlerò con il capogruppo e, se ne vede la necessità, sono disposta a lasciare ad altri la guida in commissione”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali