Foto LaPresse

L'immobilismo come mentalità

Redazione

Riecco lo “sblocca cantieri”, ma non basta se al governo ci sono i “Signor no”

Nulla assume più i tratti del paradosso quando l’assurdità è al governo. Il decreto per velocizzare procedure e investimenti in infrastrutture pubbliche e private è scomparso per un mese dopo essere stato approvato “salvo intese”. Notevole per un provvedimento che avrebbe dovuto avere carattere d’urgenza. E allora ieri lo “sblocca cantieri” è stato ri-approvato in Consiglio dei ministri, con il premier Giuseppe Conte che ne promette una rapida pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. E’ probabile che si dovrà aspettare di più.

 

 

Come ha fatto notare l’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) realizzare opere attese e ferme da tempo non è solo un problema per il settore ma per l’economia nazionale. E per questo la flemma del governo non è paradossale ma logica: riflette la condizione di un paese “malato di immobilismo, malato di burocrazia e di un sistema decisionale incrostato”, dice Ance. Per completare un’opera da oltre 100 milioni di euro ci vogliono sedici anni e il 55 per cento del tempo per arrivare alla cantierabilità è tempo morto. C’è però da chiedersi se sia sufficiente ridurre le lungaggini per riuscire a realizzare opere e impianti. L’atteggiamento dell’esecutivo, o almeno della parte grillina, è comunque avverso alla creazione di nuove infrastrutture benché autorizzate. Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa del M5s, ha espresso proprio l’intenzione di non autorizzare impianti approvati con le autorizzazioni di Valutazione di impatto ambientale (Via) e di Valutazione ambientale strategica (Vas). “Anche se la Commissione Via-Vas dà parere positivo. Io non firmo”, disse in merito a nuove ricerche di idrocarburi nel Mar Ionio. In un periodo di scioperi per il clima dire “no” porta consenso: non a caso Costa è il terzo politico più apprezzato sul web (dopo Conte e Salvini) secondo un’indagine di Reputation Science. Tuttavia se la posizione espressa in merito alle “trivelle” si estendesse ad altri progetti in ossequio a un ambientalismo oltranzista non c’è “sblocca cantieri” che tenga rispetto a un atteggiamento intransigente di chi, alla fine, deve assumersi la responsabilità di approvare le opere mettendoci la firma. Magari a scapito della popolarità.

Di più su questi argomenti: