Dipendenti nell'unità di produzione di calzini Labonal, un marchio Made in France a Dambach-la-Ville, nella Francia orientale (LaPresse)

La scorza contro i gilet

Redazione

La Francia cresce più della Germania e i francesi hanno un bel gruzzolo

Gilets jaunes, merci. È merito vostro se, a sorpresa, stavolta la Francia precede la Germania: contro l’aumento scarso del prodotto interno lordo di mezzo punto previsto per quest’anno da Belino, Parigi registrerà una crescita di 1,3 punti percentuali. Niente di straordinario, per carità. Ma bisogna risalire al 2005 per trovare una tale forbice nella crescita economica a favore di Parigi rispetto al vicino d’oltre Reno, da sempre il partner forte, almeno sul piano economico, dell’asse portante dell’Eurozona. Un dato confortato ieri dal riscontro degli indici Pmi, che misurano l’evoluzione della congiuntura nei prossimi mesi, da cui emerge che Parigi sta emergendo prima e meglio dalla mini-recessione degli ultimi mesi.

 

In realtà, dietro la buona notizia ci sono più le difficoltà della Germania, colpita al cuore dai problemi dell’industria dell’Auto (con forti ricadute sulla filiera dei fornitori italiani) e dalla frenata della Cina, così importante per il made in Germany, piuttosto che l’exploit francese. Ma questo non può offuscare i meriti di Emmanuel Macron che ha saputo rispondere con efficacia e rapidità alla protesta con incentivi e tagli fiscali che consentiranno un aumento medio del potere di acquisto di 470 euro. Una strategia culminato in un pacchetto di riforme da mettere in pratica. Una mossa espansiva, da “cicala”, opposta alla filosofia di governo delle “formiche” di Berlino, che si accingono a celebrare la riduzione del debito entro i parametri di Maastricht, senza alcuna volontà di procedere ad una riforma della governance europea. Ma una mossa che sembra pagare in un paese che, dai successi di Peugeot (capace di assorbire l’acquisto di Opel in anticipo sui programmi) al boom dei colossi del lusso, impermeabili alle devastazioni degli Champs Elysées, dimostra di avere una fibra forte, in grado (speriamo) di rispondere alla sfida sovranista.