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Il conto per l'Italia della gabella tedesca sul gas

Maria Carla Sicilia

La Germania vuole che gli altri paesi paghino maggiori oneri per importare metano dalle sue infrastrutture. Secondo l'Autorità per l'energia costerebbe 500 milioni di euro all'anno, un prezzo destinato ad aumentare con il Nord Stream 2 

Nel piano tedesco di consolidare la propria posizione in Europa come paese chiave per lo smistamento del gas non c'è solo la realizzazione del Nord Stream 2. La Germania sta discutendo nuove regole per determinare le tariffe del metano e nel suo progetto di riforma nazionale è previsto che alcuni costi legati ai trasporti siano a carico dei paesi che compreranno gas in uscita dalle infrastrutture tedesche. 

  

L'autorità italiana per la regolazione dell'energia (Arera) ha fatto i conti di quanto potrebbe costare all'Italia: 500 milioni di euro all'anno, sia nel 2019 sia nel 2020. A spiegare il dato è stato Stefano Saglia, membro del Collegio Arera, durante un seminario a Lucca. La testata specializzata in energia, Staffetta Quotidiana, ha dato la notizia e raccolto dichiarazioni di Saglia: "Il regolatore tedesco ha deciso, nell'ambito della sua riforma della struttura tariffaria regolatoria del trasporto gas, di applicare una nuova metodologia di prezzo e questo secondo i calcoli che abbiamo fatto avrebbe un'influenza diretta sul mercato gas italiano, che potrebbe essere quantificato già nel 2019 in 500 mln, e la stessa cosa avverrà nell'anno successivo". Un costo che sarebbe più alto nel caso in cui crescessero i flussi di gas russo che la Germania esporta, oltre a quelli attuali proveniente da Olanda e Norvegia.

   

La riforma tedesca, ha spiegato Saglia, non infrange le regole ed è il risultato di una consultazione pubblica. Ma lo squilibrio che si verrebbe a creare tra il prezzo del metano pagato dall'industria tedesca e quella italiana – gravata dagli oneri che pagherebbe l'Italia sul prezzo all'ingrosso del gas – potrebbe costituire un problema di concorrenza, di cui, come segnala ancora Staffetta Quotidiana, si dovrebbe interrogare l'Antitrust europeo. "Cercheremo di avere un confronto con l'autorità tedesca – ha detto Saglia al seminario organizzato da Assocarta – a fine mese andremo, ma credo che valga la pena che Confindustria, le associazioni di categoria facciano presente la questione al governo per avviare un confronto ai massimi livelli”. 

   

Il problema però potrebbe peggiorare ulteriormente se la dipendenza dell'Italia dalle infrastrutture tedesche aumentasse. In questa prospettiva, far transitare da Berlino buona parte del gas russo, come succederebbe dopo la realizzazione del Nord Stream 2, non lascerebbe scelta agli altri paesi per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. La Germania, scrive Staffetta, diventerebbe "il referente obbligato per una quota al momento non sostituibile di fabbisogno europeo". E con una riforma delle tariffe come questa, il governo tedesco potrebbe fissare un prezzo a cui non ci sarebbero alternative. 

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