Pierre Moscovici. Foto LaPresse

L'Europa rovina l'anno bellissimo di Conte

Barriere agli investimenti, crescita stagnante e stallo nelle riforme. Il Country report della Commissione europea boccia le politiche economiche italiane. E intanto cala la fiducia di imprese e consumatori

L'accordo tra la Commissione europea e il governo gialloverde sulla manovra finanziaria italiana era stato raggiunto dopo un lungo negoziato che ha evitato la procedura di infrazione per l'Italia. Ma nell'annunciare l'accordo, già a dicembre i commissari si erano detti preoccupati per "la composizione delle misure annunciate e della manovra nel suo complesso". Oggi, con la presentazione del Country report il vicepresidente Valdis Dombrovskis e il presidente Pierre Moscovici hanno confermato che le misure previste dall'esecutivo non si muovono nella direzione di stimolare l'economia italiana, ricordando che le stime di crescita della Commissione per il 2019 non superano lo 0,2 per cento, mentre il debito pubblico potrebbe salire oltre il 132 per cento del pil.

  

"Il messaggio che vogliamo mandare all'Italia è forte – ha detto Moscovici – Le sfide per l'Italia sono ben conosciute: alto debito, bassa crescita della produttività, alta disoccupazione, crediti deteriorati in calo ma a un livello elevato, assenza di progressi e stallo nelle riforme. Per questo il paese deve compiere nella massima urgenza dei passi per migliorare la qualità del bilancio, l'efficienza del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, il mercato del lavoro e il sistema finanziario". Il messaggio si comprende ancora meglio leggendo la comunicazione sul semestre europeo che accompagna il Country report: per via degli ostacoli nei settori indicati da Moscovici – pubblica amministrazione, clima per le imprese, mercato del lavoro, sistema giudiziario e concorrenza – l'Italia è al momento il paese europeo con più barriere agli investimenti. L'effetto, come ha ricordato il commissario è che le previsioni europee sull'economia italiana si sono indebolite: "La crescita per il 2019 non sarà più alta dello 0,2 per cento. Sentiamo questa urgenza e vogliamo sottolinearla". 

      

Dombrovskis ha invece fatto riferimento alla riforma delle pensioni, fiore all'occhiello della Lega, dicendo che comporta un passo indietro rispetto alle riforme precedentemente definite. "Restiamo preoccupati per l'alto rapporto debito-pil, che non cala per via delle riforme stagnanti. Vigileremo sugli sviluppi dell'economia italiana e in primavera valuteremo le politiche, gli impegni e l'ambizione del programma nazionale", ha detto. In altre parole, dopo le elezioni europee, la Commissione presenterà una nuova serie di raccomandazioni incentrate sulle principali sfide individuate per il biennio successivo e sui dati di bilancio definitivi per il 2018 convalidati da Eurostat. 

     

In questo clima non stupisce il dato Istat sulla fiducia di consumatori e imprese, visto in calo a febbraio. L'evoluzione è negativa da luglio e per i consumatori ha raggiunto il valore più basso degli ultimi 18 mesi: da 113,9 a 112,4. A caratterizzare la tendenza, spiega l'Istituto di statistica, è un peggioramento dei giudizi e delle attese sulla situazione economica generale. Per le imprese il valore passa da 99,1 a 98,3 e segna un passo indietro di quattro anni, a febbraio 2015, quando l'indice si era attestato a 96,2.