L'Europa non è un incubo: è opportunità
Perché non scommettere sulle infrastrutture significa aggredire la libertà dei cittadini e violare i diritti
La realizzazione di nuove infrastrutture ha un’importanza fondamentale per gli europei: per realizzare “l’unione sempre più stretta tra i popoli”, prefigurata dal Trattato di Roma del 1957 e ribadita dal Trattato di Lisbona nel 2007; per rafforzare la coesione economica e sociale e ridurre così il divario tra le regioni più ricche, al centro dell’Europa, e quelle periferiche; per permettere a quanti risiedono nell’Unione di muoversi più facilmente da una parte all’altra per motivi di lavoro, di studio, di diletto. La previsione d’una politica comune, dell’Unione e degli stati che ne fanno parte, in materia d’infrastrutture materiali (trasporti, energia, comunicazioni elettroniche) costituisce un progresso e al tempo stesso una sfida. Segna un progresso, perché agevola l’accesso di tutti ai treni ad alta velocità, all’energia a più basso costo, alle reti di comunicazioni a banda ultralarga. Pone una sfida alle istituzioni europee e ai governi nazionali.
Le istituzioni europee hanno il compito di stabilire priorità, di accompagnarne la realizzazione con finanziamenti adeguati, di promuovere altri investimenti con una cornice di regole acconce. I governi nazionali hanno assunto precisi impegni: di adeguare le proprie procedure decisionali; di realizzare le opere secondo i tempi previsti; di svolgere controlli, concomitanti e successivi, sull’efficiente ed efficace utilizzo delle risorse finanziarie europee e nazionali. Adempiere questi impegni non è soltanto doveroso, giacché, come suole dirsi, pacta sunt servanda. E’ indispensabile nella prospettiva di un’economia aperta, sempre più strettamente integrata e interdipendente e d’una società anch’essa fortemente integrata. Pertanto, anziché abbandonarsi a previsioni prive di un serio e generalmente condiviso fondamento metodologico, vale richiamare i termini generali in cui si pone il nesso tra costi e benefici dell’integrazione più stretta in Europa: un gioco complesso, con vantaggi per tutti ancorché non sempre contemporanei e non misurabili esclusivamente in termini economici e nel breve periodo. La posta in gioco è ben più alta, per due motivi. Innanzitutto, come il ministro Tria ha puntualmente osservato, occorre adempiere gli impegni che derivano dagli accordi stipulati con l’intera Unione, dai trattati internazionali sottoscritti con i principali partner, concludendo tutte le opere iniziate o programmate. Vi è il pericolo, altrimenti, di mettere a rischio la fiducia tra i paesi europei, un bene prezioso, restaurato grazie all’opera costante, ininterrotta di più generazioni di europei, che sarebbe imperdonabile dissipare. Ciò esporrebbe inevitabilmente a dure rappresaglie, a contenziosi, con svantaggio di tutti. Inoltre, sono in gioco i diritti dei cittadini che potranno usufruire delle infrastrutture transnazionali. Si tratta sia di diritti di libertà, segnatamente a poter circolare in modo spedito e sicuro, sia di diritti sociali, a potersi recare più facilmente altrove per accedere a cure e prestazioni specialistiche, a fruire di un accesso più spedito e sicuro a internet. E' compito delle istituzioni politiche riassorbire i legittimi dissensi, perfezionare le procedure esistenti per migliorare il dibattito pubblico, stabilire opportune forme di perequazione per quanti sono danneggiati dalla realizzazione delle nuove infrastrutture. Ma, non solo col pensiero ai nostri nipoti, è imprescindibile che esse prestino la massima attenzione al vincolo istituzionale, irrinunciabile, alla continuità nell’azione dello stato e all’interesse della società tutta a cogliere le opportunità dischiuse dall’integrazione più stretta in Europa.
*Giacinto della Cananea è docente ordinario di Diritto amministrativo a Tor Vergata. Nel 2018 fu incaricato dal M5s di guidare un “comitato scientifico di analisi dei programmi” per individuare convergenze possibili tra i 20 punti elettorali del M5S e le proposte della Lega o e del Pd. Con questo articolo inizia la collaborazione con il Foglio.
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