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Ecco quanti sono i contratti inghiottiti nel buco nero del decreto dignità

Le agenzie per il lavoro contano i danni della legge approvata a luglio dal governo. Per Assolavoro ci sono 39mila occupati in meno, 250mila singoli contratti secondo Adecco 

Fino a ora si parlava di stime e proiezioni, dati parziali o locali. Adesso gli effetti del decreto dignità sono invece tracciabili lungo tutto il paese, e non sono positivi. Almeno secondo Assolavoro, l'associazione nazionale di categoria delle Agenzie per il Lavoro, che ieri ha fornito i dati relativi al periodo luglio-dicembre 2018: se i lavoratori a tempo indeterminato con contratti in somministrazione crescono di 11.298, quelli con un contratto a termine si riducono di 50.338. Il risultato è che ci sono 39mila occupati in meno (-8,5 per cento) in sei mesi. 

       

Diversi, e ancora più preoccupanti, sono i dati forniti al Foglio poche settimane fa da Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Group Italia, questa volta in relazione ai singoli contratti in somministrazione: nei quattro mesi successivi all’approvazione del decreto, cioè da settembre a dicembre, l’agenzia del lavoro guidata da Malacrida ha registrato 50 mila assunzioni temporanee in meno rispetto agli stessi mesi del 2017. Un vero crollo. “E poiché Adecco rappresenta circa un quinto del mercato delle agenzie per il lavoro – dice il manager – si può stimare che dal varo del provvedimento non siano stati rinnovati 250 mila contratti a termine”. Il meccanismo che fa da deterrente ai rinnovi, ha spiegato Malacrida, è quello delle causali, reintrodotte dal provvedimento con lo scopo di giustificare l'esigenza del datore di lavoro di prorogare un contratto a termine. Per questo da luglio, dopo i primi 12 mesi, serve fornire le causali per confermare il lavoratore, che in ogni caso non può essere rinnovato per più di 24 mesi. Prima di luglio, il limite era fissato a 36 mesi. 

        

Un tentativo di ridimensionare gli effetti collaterali del decreto dignità nel settore della somministrazione viene dalla contrattazione tra agenzie del lavoro e sindacati, che nel rinnovare il contratto collettivo nazionale hanno previsto misure per favorire la continuità occupazionale e rafforzare il ruolo dei contratti indeterminati tra lavoratori e agenzie. “Riteniamo possa essere una soluzione virtuosa contro il rischio turnover generato dagli effetti del decreto dignità, che pone il limite di durata del contratto a tempo determinato (anche in somministrazione) a 12 mesi” ha spiegato al Foglio Mattia Pirulli, segretario generale Felsa Cisl. Nonostante questo, per il presidente di Assolavoro, Alessandro Ramazza, c'è bisogno di “un provvedimento correttivo del legislatore, visti i risultati complessivi nel mercato del lavoro”. Se lo scopo del governo era ingessare il mercato occupazionale, il risultato è stato raggiunto. 

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