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Cosa rischia l'Italia sulla Tav

Redazione

Soldi e reputazione. La propaganda di Salvini e Di Maio dovrà finire

Presto il vicepremier Matteo Salvini dovrà passare dai “toni del pragmatismo” al pragmatismo in senso letterale. “Non solo si va avanti con la Tav – ha detto al Messaggero domenica – Ma in una fase di rallentamento generale dell’economia, dalla Cina alla Germania, dobbiamo rilanciare con un grande piano di opere pubbliche, in cui rientra la Tav insieme all’apertura e allo sviluppo di 400 progetti, da nord a sud”. Salvini usa la Tav come fonte di dissenso con il M5s così da avere una battaglia di propaganda utile a incrementare il consenso della Lega in vista delle elezioni europee.

 

Tuttavia la propaganda sarà presto superata e proseguire con le chiacchiere porterà a uno stallo nella costruzione della ferrovia Alta velocità Torino-Lione considerata superflua dal M5s. “Chi se ne frega di andare a Lione”, dice il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli. Andare a Lione, in realtà, frega a parecchi.

 

Il prossimo 19 febbraio si riunirà il consiglio del consorzio franco-italiano Tunnel Euralpin Lyon Turin (Telt), partecipato con quote paritetiche da Ferrovie dello stato e dallo stato francese. Gli azionisti dovranno dire se il progetto deve fermarsi o proseguire dopo che era stato messo in stand by fino al dicembre dell’anno scorso. In caso di ulteriore richiesta di proroga il consorzio dovrebbe dare la parola nuovamente agli stati e si entrerebbe in una fase molto critica, in particolare se è l’Italia a mettere in discussione l’opera. In ballo c’è il finanziamento europeo già erogato (813 milioni di cui ne sono stati utilizzati 200) e soprattutto la quota principale del finanziamento europeo per completare l’opera (poco meno di 3,5 miliardi che possono arrivare a 4,3 su 8,6 miliardi complessivi). L’Italia si presenterebbe sia come parte inadempiente (per il ritardo dei lavori) sia come parte conflittuale (perché sta rallentando l’opera) col rischio di esporsi a rivendicazioni risarcitorie francesi. Con la fame di finanziamenti europei per infrastrutture da parte di altri stati, i soldi per la Tav potrebbero facilmente trovare altra destinazione, a maggior ragione visto che la Commissione europea è ostile a Roma. Rilancio dell’economia? Non è rimasto molto tempo per dimostrare di essere pragmatici.

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